
ROMA – Cagliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena sono le sei città candidate italiane per Capitale Europea della Cultura 2019, scelte dalla giuria europea in una lista di 21. Lo ha annunciato il ministero dei Beni culturali e del turismo Massimo Bray (originario di Lecce). La giuria tornerà a riunirsi nell’ultimo trimestre del 2014.
La scelta non è stata apprezzata al Nord, dove è parsa di taglio meridionale e di sinistra. Cristina Cappellini, assessore alla Cultura della Regione Lombardia non ha usato le mezze parole:
‘‘Siamo indignati per questa scelta incomprensibile che taglia fuori dalla short list il Nord e in particolare due perle della Lombardia come Bergamo e Mantova. Il Governo Letta si dimostra ancora una volta in perfetta continuità con il recente decreto Bray sulla cultura ossia nemico del Nord e del patrimonio culturale del Nord”.
Reazioni da Bergamo:
Grande delusione stasera al teatro Donizetti di Bergamo, dove la delegazione bergamasca ha atteso la comunicazione del risultato da Roma, apprendendo che Bergamo è stata già esclusa dalla candidatura a ‘Capitale della cultura 2019’. Il sindaco Franco Tentorio non ha usato giri di parole: “Questa è una sconfitta”. In lacrime Claudia Sartirani, assessore alla Cultura: “Siamo molto amareggiati, ma per noi Bergamo resta una capitale della cultura e siamo intenzionati a non smantellare il comitato promotore che resterà punto di riferimento per diversi progetti che manterremo in vita. Non vogliamo disperdere il patrimonio di esperienze che abbiamo accumulato”.
Il segretario della Lega Daniele Belotti ha postato su Facebook un commento in cui sottolinea come siano state premiate
“amministrazioni a guida centrosinistra e due città sull’orlo del dissesto come Siena e Lecce. […[ Il sindaco di Lecce è del Pdl, però guarda caso è la città proprio del ministro Massimo Bray. I 13 giudici sono 7 stranieri, scelti dall’Ue e 6 italiani, nominati dal ministro della Cultura. Dei sei commissari italiani due sono romani, due napoletani (tra cui una studiosa della cultura meridionalista) e uno è dirigente della Treccani proprio come il ministro.
E Fratelli d’Italia:
“Sicuramente è solo un caso se delle sei città promosse tutte e sei sono guidate da giunte di centrosinistra (l’unica città di centrodestra è Assisi, che l’ha scampata grazie alla candidatura in tandem con Perugia, a guida Pd)”.
A Venezia sono stati meno diretti, ma non possono non avere notato che quel che è stato loro negato è stato concesso agli umbri di Perugia e Assisi:
“L’estensione della candidatura a tre regioni e sei enti ha evidentemente superato i limiti di ‘città”, anche se “l’esclusione non incide sugli scopi che hanno sotteso la candidatura comune della macro-area del Nordest. e l’intenzione è di proseguire la sinergia avviata”.
