ROMA – Daniele De Santis, l’ultrà romanista accusato dell’omicidio di Ciro Esposito, ha sparato ai tifosi napoletani prima di essere ferito. E aprì il fuoco a un metro di distanza dai tifosi napoletani e sparando 4 colpi. Questa la ricostruzione fornita dalla Procura di Roma nell’incidente probatorio: una perizia in netto contrasto con quella del Racis, che collocava gli spari a Ciro Esposito dopo l’aggressione di De Santis.
Nel corso dell’incidente probatorio tenutosi il pomeriggio del 13 ottobre a piazzale Clodio, i pm Eugenio Albamonte ed Antonino Di Maio hanno prospettato una ricostruzione incentrata sulla presenza di tracce di sangue di un napoletano, Alfonso Esposito, e dello stesso “Gastone” sulla pistola.
Per i titolari dell’inchiesta la traccia ematica del napoletano, trovata sulla canna dell’arma, è compatibile con una sua presa della pistola quando era già ferito, mentre il sangue di De Santis sul calcio della Benelli con matricola abrasa sarebbe una conseguenza di un colpo sferratogli allo fronte dallo stesso Esposito con l’arma appena sottratta.
Per il Racis, invece, la presenza di sangue del romanista sulla pistola indica che avrebbe sparato dopo essere stato sopraffatto dagli avversari. Su un punto inquirenti ed esperti concordano: De Santis sparò i quattro colpi di pistola ad una distanza di circa un metro dai tifosi napoletani. E’ ciò è legato alla presenza di tracce di polvere da sparo sui tre tifosi azzurri raggiunti dai proiettili. Quanto ad una chiazza di sangue di De Santis trovata nel vialetto teatro dello scontro, il Racis, nella sua indagine, l’ha collegata alle ferite da arma da taglio riscontrate sul romanista.
L’esperto sentito durante l’incidente probatorio dalle parti non ha tuttavia escluso, incalzato da Albamonte e Di Maio, che possa essere riconducibile ad una profonda ferita riportata da ‘Gastone’ ad una gamba. Quanto alle ferite di arma da taglio sull’ultrà giallorosso si è appreso che il secondo referto medico del Policlinico Gemelli parla di quattro colpi sul gluteo sinistro non suturate.
L’udienza del 13 ottobre è coincisa con la decisione del tribunale del riesame di mantenere agli arresti domiciliari Gennaro De Tommaso, il capo ultras napoletano noto come “Genny ‘a carogna”, accusato di una serie di violenze avvenute prima della finale di Coppa Italia. L’inchiesta su De Tommaso non ha a che vedere con i fatti che portarono dapprima al ferimento e, dopo 52 giorni di agonia, alla morte di Ciro Esposito.
‘Genny’ deve rispondere di aver capeggiato circa 100 sostenitori azzurri concentrati in piazza Mazzini con fumogeni e petardi ed intenzionati, secondo la Procura, a tendere agguati ai tifosi della Fiorentina.
Il capo ultras azzurro è accusato anche di violazione della norma relativa all’esposizione di striscioni e cartelli incitanti alla violenza per aver indossato una maglietta recante la scritta “Speziale libero”. Speziale è il tifoso catanese accusato dell’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuto nel 2007 prima del derby Catania-Palermo.