
POMIGLIANO – L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, paga la multa da 2.654 euro per condotta antisindacale nei confronti degli operai Fiom di Pomigliano d’Arco e così estingue il reato. Per farlo Marchionne scarica i suoi dirigenti: lui non sapeva nulla, dice, delle politiche di discriminazione “poste in essere dai dirigenti torinesi e campani del gruppo” nel 2012.
I magistrati a quelle parole non hanno creduto del tutto, ma hanno accettato il pagamento della multa, visto che oggi quelle discriminazioni, scrive Conchita Sannino su Repubblica, non ci sarebbero più a Pomigliano.
La stessa ipotesi di reato di condotta antisindacale era stata contestata anche all’allora direttore dello storico stabilimento automobilistico, Sebastiano Garofalo, che ha scelto il patteggiamento e verserà una multa da 15.600 euro.
Le indagini erano scattate nell’autunno del 2012, con la denuncia del leader della Fiom, Maurizio Landini. La Procura di Nola aveva puntato ai vertici massimi di Fiat, sia per la condotta antisindacale avvenuta in Fip (Fabbrica Italia Pomigliano), sia per la mancata inclusione degli operai Fiom nella fase di trasferimento dei dipendenti di Fiat Group Automobiles a Fip.
Ma, spiega Sonnino,
“appena diventa pubblica la notizia dell’avviso di chiusura indagini che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, dal Lingotto arriva una reazione durissima. «Sconcertante e paradossale», commentano dalla Fiat, in un comunicato ufficiale in cui si parla di «accuse infondate» e di «inusitata offensiva giudiziaria avviata dalla Fiom nei confronti della Fiat da più di due anni». Una posizione che sembra stridere con quanto, un anno dopo, l’”indagato” Marchionne dirà alla Procura”.
Ma tant’è, dopo due anni il numero uno di FCA se la cava con nemmeno tremila euro di multa.