ROMA – All’alba di lunedì 22 settembre Gennaro De Tommaso, soprannominato Genny ‘a Cargogna e altri quattro tifosi napoletani sono stati arrestati con l’accusa di concorso in resistenza a pubblico ufficiale e violazione della normativa sulle competizioni sportive, in particolare “lancio di materiale pericoloso ed invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive”.
Genny ‘a Carogna lo scorso 3 maggio, il giorno della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli ma, soprattutto, il giorno in cui fu ferito gravemente Ciro Esposito – poi morto il 25 giugno – “con la sua condotta – scrive il Gip – insieme a Massimiliano Mantice, all’interno dello stadio Olimpico” quando “si sono posizionati sulla vetrata divisoria fra la curva nord ed il campo di calcio ha di fatto determinato una concreta situazione di pericolo per l’ordine pubblico”.
“Non ci fu trattativa. De Tommaso”, e lo scrive il gip, “ha avuto un comportamento di negazione dell’autorità tanto che chiese di parlare con il capitano del Napoli Hamisk”.
Nell’ordinanza di venti pagine il magistrato ricostruisce quanto avvenuto sia fuori che dentro l’Olimpico. Il gruppo di ultrà napoletani “è chiaramente animato – scrive il gip – soltanto da rabbia violenta da scaricare e privi di qualunque spirito sportivo: essi sono intenzionati solo a porre in essere comportamenti di intimidazione verso forze dell’ordine”.
Il gip scrive che “parte della tifoseria napoletana, organica alle frange più estremiste degli ultras, marciano in modalità militare, con incedere in allineamento compatto e con utilizzo da parte dei tifosi posti in prima linea di bastoni e aste portate in senso orizzontale a garanzia del mantenimento dello schieramento”.
Tutti con il volto travisato da passamontagna e bandane e senza vessilli del Napoli tanto che la “fede calcistica veniva dedotta dalle forze dell’ordine grazie all’inflessione campano-napoletana”.
Una massa “in avanzamento a mo’ di guerriglia urbana”. Un quadro che si inserisce di seguito al “ferimento di un tifoso partenopeo (Ciro Esposito ndr) ad opera di altro tifoso, irrilevante la fede calcistica dell’aggressore, attualmente sottoposto ad indagine (Daniele De Santis ndr)”. In questo quadro Genny “si staglia davanti a tutti con gesticolare eloquente di comando ed autorità riconosciuta, dà ordini” e “il gruppo obbedisce ai suoi comandi” perché lui “è il capo”. L’ultrà napoletano “ostenta con orgoglio una maglietta con la terribile scritta impressa davanti ‘Spaziale libero’, in tal modo richiamando l’episodio tragico dell’uccisione dell’ispettore”.
Il gip afferma che “da anarchico quale è, De Tommaso non colloquia con le autorità cui non riconosce nessun potere. Colloquia con il giocatore. Poi si limita a comunicare che, per conto proprio e del suo seguito, non vi saranno violenze e fa il gesto del pollice alzato verso le autorità dando il proprio consenso a giocare la partita in condizioni di sicurezza”. E ancora: “L’avvenuto incontro tra De Tommaso e il calciatore, forzatamente consentito dall’Autorità, è la dimostrazione, in se stesso, dell’identificazione nel Di Tommaso di un soggetto pluripregiudicato, capobranco, istigatore di faziosi violenti, e non di veri tifosi, fomentatore degli istinti primordiali ed estraneo alla societas civica”.
L’incontro col capitano del Napoli Marek Hamsik richiesto da Gennaro De Tommaso fu consentito per evitare che la situazione all’Olimpico degenerasse. Genny ‘a carogna, scrive il gip Rosaria Monaco, “aveva minacciato l’invasione di campo e il compimento di atti di violenza se non avesse avuto un colloquio con Hamsik” e questo dopo che si era sparsa la notizia del ferimento di Esposito.
Il gip cita la relazione di servizio del dirigente Digos che riferisce di una “situazione di alta tensione all’interno dello stadio Olimpico, gia’ palesata dai fischi in concomitanza con l’inno nazionale”