La spiaggia e gli ombrelloni, la sabbia e i bambini che giocano, il torneo di beach volley e un tuffo ristoratore, il baretto col tetto di paglia, la musica e il restante armamentario balneare.
Il tutto a Roma, in città, sulle rive del Tevere, «biondo» come lo definiva Virgilio, ma solo perché limaccioso, altrimenti pulito, o abbastanza pulito, almeno negli ultimi 15-20 anni, da quando collettori e depuratori hanno sottratto il grande fiume al disdicevole (e velenoso) ruolo di cloaca.
Il 31 marzo, Antonio Marzano, consegnerà al sindaco della capitale, Gianni Alemanno, il frutto del lavoro della commissione per Roma, da lui presieduta. Cinquantatre commissari, quattro aree di intervento, un centinaio di progetti. Uno di questi, molto grande e con una previsione di spesa di almeno 600 milioni, riguarda il Tevere «e gli altri corsi d’acqua della città». I dettagli dell’operazione, per ora, sono custoditi da Marzano medesimo, a bocca cucita.
Ma si sa, per esempio, che dentro questo piano c’è anche il ripristino della balneabilità fluviale. E quindi la restituzione alla città di una pratica che dai tempi dei romani fino agli anni Quaranta del secolo scorso, è sempre stata sempre esercitata.
La spiaggia e gli ombrelloni, la sabbia e i bambini che giocano, il torneo di beach volley e un tuffo ristoratore, il baretto col tetto di paglia, la musica e il restante armamentario balneare. Il tutto a Roma, in città, sulle rive del Tevere, «biondo» come lo definiva Virgilio, ma solo perché limaccioso, altrimenti pulito, o abbastanza pulito, almeno negli ultimi 15-20 anni, da quando collettori e depuratori hanno sottratto il grande fiume al disdicevole (e velenoso) ruolo di cloaca.
Il 31 marzo, Antonio Marzano, consegnerà al sindaco della capitale, Gianni Alemanno, il frutto del lavoro della commissione per Roma, da lui presieduta. Cinquantatre commissari, quattro aree di intervento, un centinaio di progetti. Uno di questi, molto grande e con una previsione di spesa di almeno 600 milioni, riguarda il Tevere «e gli altri corsi d’acqua della città».
I dettagli dell’operazione, per ora, sono custoditi da Marzano medesimo, a bocca cucita. Ma si sa, per esempio, che dentro questo piano c’è anche il ripristino della balneabilità fluviale. E quindi la restituzione alla città di una pratica che dai tempi dei romani fino agli anni Quaranta del secolo scorso, è sempre stata sempre esercitata.
«Ora – dice il segretario generale dell’autorità di bacino, Giorgio Cesari – si pensa ad alcune aree balneabili all’interno della città, da allestire con strutture posticce tutte le estati per essere poi sgombrate in autunno, in maniera che possano essere allagate in caso di piena».
Un piano dettagliato non esiste, ma si lavora su alcune zone già «testate» dalla precedente amministrazione: quella prospiciente la Magliana, per l’appunto, quella a ridosso di ponte Margherita, già servita da una scalinata assai agevole, la zona a monte di Ponte Milvio e, ancora più su, quella dell’Acqua Acetosa.
«Si tratta – dice Cesari – in genere di zone verdi già esistenti, con accessi relativamente facili al greto del fiume. Ma occorre considerare che lungo gran parte del tratto urbano del Tevere ci sono una ventina di barconi galleggianti già attrezzati per la balneazione. Senza dire dei circa 15 circoli canottieri distribuiti tra castel Giubileo e la foce».
Si tratta, dunque, di mettere in rete tutto questo, per offrire un servizio integrato. Beninteso ripulendo l’alveo del fiume dalla quantità di detriti accomulati (e visibili) e mettendolo a riparo dalle incursioni dei topi.
Ma l’ambizione della Commissione Marzano è più ampia: «Si vuole rendere il fiume sicuro e fruibile». Il che vuol dire evitare, prima di tutto, che si ripeta l’emergenza dello scorso dicembre. Quindi pulire, restaurare e curare gli argini sia del Tevere sia dell’Aniene, ma anche – ed ecco la novità – dei tredici fiumi minori che attraversano l’abitato e che, per lo più, sono sconosciuti ai romani stessi.
«Sono corsi d’acqua a volte nascosti dall’urbanizzazione – dice Cesari – o semplicemente non valorizzati. Questi fossi, il cui tracciato è in media di decine di chilometri, attraversano aree verdi di grande interesse naturalistico. Pulirli, curarne l’alveo, non solo consente di evitare alluvioni, ma anche di far riemergere parchi incantevoli».
E così saranno rimessi a posto i percorsi ciclabili a monte di Ponte Milvio, il parco fluviale dell’Aniene, gli alvei dei fossi, e sarà anche potenziato il trasporto fluviale.
Infine saranno allestite «terrazze» sul Tevere, in corrispondenza di aree già pedonalizzate, come quella dell’Isola Tiberina, del ponte Milvio e di Castel Sant’Angelo.
Quattro o cinque ascensori, inoltre, consentiranno l’accesso alle banchine e alle zone golenali anche i diversamente abili. Uno dovrebbe essere all’Isola, un altro a Ripetta, un terzo a Ponte Cavour. Per gli altri non è stata ancora presa una decisione.
Un avvertimento, comunque va dato: la balneazione sul fiume si intende soprattutto come «la fruizione di piscine sulle rive», perché il bagno in pieno corso «si consiglia solo ai canottieri abituati a questa pratica». Oltre che al coraggioso tuffatore che da ponte Garibaldi su butta nell’acqua gelida tutti i capodanni.
LG