PORDENONE – L’auto e un buco temporale: sono questi i due indizi che vanno contro Giosuè Ruotolo, il militare di 26 anni fermato per l’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza a Pordenone. Due indizi e un elemento in comune: le telecamere che hanno ripreso la sua auto la sera del delitto. Manca, però, un movente plausibile per giustificare l’efferato omicidio.
Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera ricostruisce i passaggi al vaglio degli inquirenti: A mettere nei guai il caporal maggiore è stata la sua automobile. Un paio di immagini che riprendono un’Audi A3 grigia vicino al luogo del delitto, in una delle possibili vie di fuga dell’assassino, e poi poco più in là. L’ora è quella: intorno alle 19.50 del 17 marzo scorso, quando un killer esplose sei colpi da distanza ravvicinata freddando Teresa Costanza e Trifone Ragone nel parcheggio del palasport della pesistica olimpica che frequentavano.
Il secondo indizio è venuto da un «buco» temporale. Quello che separa i passaggi dell’automobile, intercettata in due punti diversi della stessa zona. Troppo tempo, troppo lenta quell’auto. All’orologio investigativo mancano diversi minuti (sei, sette, otto), considerata la velocità media di transito. Il conducente deve essersi fermato fra una telecamera e l’altra. In quello spazio c’è l’ingresso del parco di San Valentino che porta a un laghetto. Lo specchio d’acqua dove la scorsa settimana sono stati ritrovati il caricatore e la vecchia Beretta 7.65 che il perito Pietro Benedetti aveva giudicato compatibile con l’arma del delitto
L’accusato però si difende: «Voglio anch’io la verità e sono convinto che emergerà la mia totale estraneità. Allora come oggi io e gli amici di Trifone siamo a pezzi per questa tragedia».