ROMA – Un morto ogni tre mesi “per l’Ilva“. Lo dice un perito incaricato dal Gip di Taranto per verificare la situazione ambientale legata allo stabilimento siderurgico. Annibale Biggeri è stato intervistato da Repubblica. Altro dato preoccupante: i bambini hanno il 25% di possibilità in più di sviluppare tumori.
”Conoscevo già la realtà di Taranto – ha detto il perito – Ma del nostro lavoro che e’ andato avanti per un anno, mi ha colpito la chiarezza con la quale sono emersi gli effetti dannosi per la salute”.
”Abbiamo notato – spiega – che il picco di ricoveri e l’eccesso di mortalità per patologie riconducibili alle emissioni di polveri industriali si acuisce nel rione Tamburi e nel Borgo, ovviamente i più vicini agli impianti, con un morto ogni tre mesi. Stesso discorso al Paolo VI nel quale risiedono molti operai dello stabilimento siderurgico”.
In età pediatrica, prosegue, ”si è accertato un eccesso di tumori maligni del 25%. E questo è uno degli aspetti che consente di affermare che gli effetti sulla salute sono prodotti dall’inquinamento attuale e non solo da quanto avvenuto in passato”.
Le rilevazioni delle centraline di Taranto, precisa, ”confermano ancora oggi, a sequestro notificato, che le emissioni sforano la soglia di legge. Basta consultare il sito dell’Arpa – dice Biggeri – Dal 2004 gli sforamenti sono stati sempre oltre i limiti di legge tranne che nel 2009 quando sono stati leggermente al di sotto. Ma in quell’anno c’è stato un calo della produzione per motivi di mercato”.