ROMA – La Procura di Monza riceverà le carte delle intercettazioni dalla Procura di Bari, per individuare eventuali coinvolgimenti di Gianpaolo Tarantini nel “Sistema Sesto”, che come punto di contatto vedono la figura di Enrico Intini, immobiliarista pugliese vicino al Pd ed uno dei finanziatori di Filippo Penati, accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito al partito.
Penati si difende dalle accusa di Pietro Di Caterina sostenendo che “quella della Serravalle fu un’operazione inconfutabile che sbloccò la realizzazione di Brebemi, Tem e Pedemontana. Che ha arricchito la Provincia perché ha mantenuto un patrimonio che vale più del doppio di quando lo presi in consegna. Forse è proprio questo che dà fastidio”, e lo fa in occasione della prima riunione del consiglio della Regione Lombardia, in cui precisa che “non si è aggravata affatto la mia posizione. Sarà chiarita nelle sedi processuali. Sono fiducioso che la giustizia farà il suo corso e che la verità verrà a galla”.
Ripercorrendo la vicenda dell’acquisto di nuove quote dell’autostrada Milano-Serravalle Penati ha spiegato: “Decidemmo di acquistare le quote di Gavio perché il Comune di Milano aveva rifiutato la nostra offerta di 270 milioni. Tutta la maggioranza in Provincia era d’accordo. Dai Ds alla Margherita, da Rifondazione comunista ai Verdi”. Anche il sindaco di Sesto Giorgio Oldrini, coinvolto nella indagini sul “Sistema Sesto”, si è difeso dalle accuse di Di Caterina: “Se fossi il perno di un “Sistema Sesto” inteso come di una città che dalle ceneri si è ripresa in modo brillante ne sarei contento. Le accuse di Di Caterina sono molto infamanti. Se avessimo avuto la sensazione che ci fossero dei reati, li avremmo denunciati. Di certo, se qualcuno sarà giudicato colpevole, ci costituiremo parte civile”.