
ROMA – Strisce bianche sul tavolo, lui mezzo nudo con solo una coperta indosso: questi sarebbero i dettagli del video del presunto ricatto a Lapo Elkann. La scena è descritta da Marinella Rossi sul Giorno, il quotidiano che per primo ha dato la notizia dell’arresto di un cameriere accusato di aver ricattato il rampollo della famiglia Fiat. Scrive la Rossi:
“Dal filmato, inizialmente si vede la panoramica di una stanza, un soggiorno, con un divano ove era seduto Lapo Elkann, che era a torso nudo e con una coperta sulle gambe, in evidente stato confusionale. Lo stesso con la mano sinistra armeggiava con il telefonino, mentre la mano destra era sotto la coperta. Davanti a lui vi era un tavolo sul quale c’erano alcune strisce di sostanza granulare biancastra, e un altro mucchietto di sostanza posta a parte…”.
“Basta gogne mediatiche, in quel momento non ero cosciente”. Lapo Elkann commenta così il ricatto subito da Enrico Bellavista, cameriere di 31 anni arrestato martedì 2 dicembre. E lo ribadisce sulla sua pagina Facebook, dove pubblica il messaggio: “Le notizie di oggi sono la carta igienica di domani“.
Bellavista cercava di ottenere da Elkann 90mila euro, dopo averne già incassati 30mila, per far sparire in video in cui Lapo userebbe cocaina e praticherebbe autoerotismo. Il cameriere è stato arrestato dopo lo scambio dei soldi al lussuoso hotel Four Season di Milano, dove ad attenderlo c’era Shawn Carlo Nelson, collaboratore di Lapo incaricato di trattare sulla questione.
L’avvocato di Lapo, Giannandrea Anfora, minaccia denunce dichiarando che le notizie riportate dai giornali sono
“manifestamente false e non vere, quale il fantasioso accostamento a ‘stati di droga e autoerotismo’ attribuite dall’arrestato a Lapo Elkann”.
Una smentita a metà sulle ricostruzioni della stampa, dato che l’avvocato non spiega nulla della cocaina, né tantomeno perché il suo assistito si trovava in strada in stato confusionale.
Franco Vanni su Repubblica scrive:
“Estorsione e tentata estorsione. Queste le accuse di cui dovrà rispondere. I 120mila euro erano il prezzo che pretendeva dal «signorino» – come lo chiamava al telefono parlando con i suoi complici, intercettato dai carabinieri – per non diffondere un filmato in cui si vedrebbe l’imprenditore 37enne seminudo seduto su un divano di una casa della periferia nord milanese”.
Intanto Bellavista si trova in carcere a San Vittore e venerdì 5 dicembre è stato interrogato dagli inquirenti. Anche il fratello di Bellavista, autista di un ex ministro della Salute, è indagato, perché presente nell’appartamento dove fu girato il video. Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera ricostruisce quanto accaduto martedì 2 dicembre:
“Ore 10 di martedì 2 dicembre: un cinquantenne americano e un 31enne milanese entrano nella stanza 126 del lussuoso hotel Four Season, nel pieno del Quadrilatero della moda. Il primo dà una busta con 90mila euro al secondo che consegna un cd-rom. Quando escono ci sono quattro carabinieri che li aspettano e per il più giovane hanno le manette pronte”.
La storia inizia lo scorso giugno quando Lapo, che ha detto di aver “bevuto molti bicchieri di superalcolici”, viene soccorso dal fratello di Enrico Bellavista, scrive Guastella:
“Seminudo e in stato confusionale, Lapo barcolla per strada alla periferia nord della città quando un giovane sui 30 che lo ha riconosciuto gli si avvicina per aiutarlo e lo convince a seguirlo a casa sua. «Avevo bevuto molti bicchieri di superalcolici, più del dovuto. Stavo andando a piedi verso l’abitazione di una mia conoscente» racconta mesi dopo ai carabinieri del Nucleo investigativo. «Non ero completamente cosciente» continua Elkann che quando arriva nel bilocale si accascia subito sul divano.
Ai due si unisce Enrico Bellavista, il fratello 31enne del soccorritore, l’atmosfera si fa euforica e sul tavolo compaiono «piste» di cocaina. Elkann dice che a prepararle sono stati gli altri i quali, invece, sostengono le ha stese lui che aveva portato la coca. «Non mi ricordo assolutamente» se «provai tale sostanza» dichiara Lapo che però rammenta che qualcuno lo mise su un taxi con addosso una tuta da ginnastica e 50 euro per la corsa”.
Una notte difficile da ricordare per Lapo, ma non per i fratelli Bellavista che avevano filmato la nottata di follia con il cellulare:
“Hanno anche un filmato fatto con il cellulare («stava male, temevamo che potesse accadergli qualcosa» si giustificherà Enrico) in cui appare Elkann seminudo e con una coperta addosso che nasconde una mano e non lontano dalle «piste».
«Mio fratello — aggiunge Enrico dopo l’arresto — contattò Lapo Elkann dicendo che gli avevamo salvato la vita e che forse meritavamo un regalino». A casa arrivò solo un «pallone autografato». Delusi, i due decidono di proporre il filmato a un settimanale, che lo rifiuta, venendo però subito contattati da Shawn Carlo Nelson, un collaboratore di Elkann incaricato di trattare”.
Nelson tratta con i fratelli: 30mila euro e un accordo firmato di non divulgazione delle copie del video, o avrebbero dovuto versare 300mila euro di risarcimento:
“Non finisce lì. Due mesi fa Elkann viene a sapere che Bicio Pensa, un paparazzo coinvolto marginalmente in Vallettopoli, dice che le immagini erano nelle mani di «altre persone». Pensa, che si dichiara «innocente» ed è indagato con Giovanni Bellavista, viene contattato da Nelson il quale dichiara che il paparazzo gli disse che venivano chiesti 350 mila euro e che «se Elkann non avesse pagato avrebbe venduto il video a Alfonso Signorini, direttore del settimanale Chi», oppure «l’avrebbe messo su internet».
Scatta la denuncia e, sotto la supervisione dei carabinieri diretti dal pm Giancarla Serafini, la trattativa tra Enrico Bellavista e l’assistente di Elkann si chiude a 90 mila euro. Interrogato dal gip Stefania Pepe dopo l’arresto (anticipato oggi da Il Giorno ), Enrico Bellavista (difeso dall’avvocato Antonio Nebuloni) sostiene che fu Nelson a contattarlo dopo che avevano proposto il video a un’agenzia fotografica il cui direttore «ci disse che tempo prima Elkann aveva pagato 350 mila euro per ritirare foto meno compromettenti del video e che era stata anche emessa una fattura». L’uomo avrebbe anche chiamato Signorini in vivavoce proponendogli, senza successo, le immagini. «Nessuna telefonata, mai saputo del video e mai avuto rapporti con nessuno su questa vicenda» dichiara il direttore di «Chi»”.
