SAN MARINO – Gianluca Pini, deputato emiliano e leader regionale della Lega Nord, sarebbe, scrive il Corriere della Sera, “sotto inchiesta per appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”.
Pini, scrive Mario Gerevini sul Corriere, avrebbe usato lo “scudo fiscale” per far rientrare in Italia dalla Repubblica di San Marino 400mila euro precedentemente sottratti al fisco. Il Corriere della Sera scrive che Pini aveva “votato sì allo scudo fiscale (…) coerente con le direttive del partito. Oggi, però, si viene a sapere che l’onorevole leghista aveva anche un’altra ragione: un bel gruzzoletto in nero nascosto a San Marino”.
Pini, scrive sempre Mario Gerevini sul Corriere della Sera, “è passato molto rapidamente dal voto in Parlamento al bonifico in banca, scudando 400mila euro precedentemente sottratti al fisco”.
Solo che adesso quell’operazione è finita nel mirino del’Uif-Bankitalia, e “potrebbe essere legata alle manovre societarie per le quali l’Agenzia delle Entrate lo ha appena denunciato alla Procura della Repubblica di Forlì. Così il leghista autore del discusso emendamento sulla responsabilità civile dei giudici e dell’attacco, in piena bufera Lega, al suo ex capogruppo Marco Reguzzoni (‘…mi deve giustificare come cavolo sono stati spesi 90 mila euro in un anno con la carta di credito del gruppo’) è ora formalmente indagato per appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, in concorso con altri non ancora identificati”.
Il Corriere della Sera ricostruisce: “Il ‘nero’ regolarizzato e rimpatriato da Pini proveniva dalla banca sammarinese Ibs che li ha bonificati, su ordine del padre dell’onorevole, al conto 100104099 aperto da Pini al Credito di Romagna. I 400 mila euro sono stati subito reinvestiti in obbligazione della banca. Il sospetto che emerge dalle indagini è che in realtà si tratti di un patrimonio sottratto alla Nikenny Corporation, ‘sobria’ denominazione della società di cui Pini è azionista di riferimento con il 40% del capitale. Da qui l’ipotesi di appropriazione indebita. Ma che cosa fa la Nikenny?”.
La denuncia penale contro Pini, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, sarebbe partita a metà marzo dalla sede di Bologna dell’Agenzia delle Entrate. Il documento, scrive Gerevini, “ricostruisce la storia della Nikenny, oggi in liquidazione, che ha iscrizioni a ruolo per 2,024 milioni di euro per omessi versamenti di Ires-Irap-Iva e per un accertamento relativo al 2004 (il contenzioso è in Cassazione). Il problema è che l’attività di import di caffè dalla Malesia, cioè il business della società di cui Pini è il principale socio, è stato trasferito a una nuova azienda totalmente in mano all’onorevole: la Golden Choice Europe. In pratica la Nikenny sarebbe stata svuotata da Pini che, secondo uno degli amministratori, avrebbe inviato una raccomandata dichiarando di ‘togliere a Nikenny il contratto di esclusiva da lui sottoscritto con il fornitore malese’, per poi farne l’asset principale della sua nuova società. E così ‘rendendo difficoltoso – scrive l’Agenzia delle Entrate – il recupero della pretesa erariale’. Nikenny, infatti, rischia il fallimento”.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, scrive il Corriere della Sera, Pini avrebbe ideato “un’architettura operativa per depauperare Nikenny”, esposta per 2 milioni con l’Erario, “e trasferire l’operatività a Golden Choice, priva di esposizione debitoria e fiscale”.
Il deputato leghista si è dichiarato “parte lesa”. Ma se l’accusa fosse vera, scrive Gerevini, “si configurerebbe una cessione d’azienda (o di ramo d’azienda) dissimulata e dunque Pini sarà corresponsabile del debito con il fisco. Da qui l’invio del rapporto che ipotizza la ‘sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte’. E forse quei 400 mila euro scudati da San Marino erano parte del patrimonio della Nikenny”.