LODI – Il carabiniere Giovanni Sali aveva del sangue non suo sulle mani ed l’impronta del presunto assassino sulla pistola, scrive il Corriere della Sera. Sali è stato ucciso a Lodi con la sua pistola d’ordinanza nel tardo pomeriggio del 3 novembre.
L’autopsia non ha evidenziato segni di violenza sul corpo di Sali, ma in Procura sono circolate voci della presenza di sangue non suo sulle sue mani. Gli inquirenti cercano di ricostruire l’omicidio per capire come il malvivente abbia potuto prendere la pistola del carabiniere ed ucciderlo.
Una delle possibilità al vaglio degli inquirenti è che Sali abbia colto il presunto assassino durante un controllo di routine. Secondo le autorità chi ha estratto la pistola dalla fondina di Sali e l’ha sopraffatto doveva conoscerne bene il meccanismo, che è realizzato appositamente per gli agenti di pattuglia che girano da soli e serve ad evitare che l’arma sia estratta da terzi con facilità .
La Procura ha dichiarato in un comunicato: “Sulla scena del delitto sono stati rinvenuti tre bossoli ed individuati altrettanti possibili punti d’impatto dei proiettili sparati”. Ma il quadro appare tutt’altro che chiaro.
Un particolare su cui gli investigatori mantengono un silenzio totale come peraltro sul ritrovamento di un’ogiva all’interno di un box privato che si trova di fronte al vicolo dell’omicidio, in via Indipendenza. Un garage che ha una saracinesca forata e nel quale il 5 novembre sono tornati inquirenti e investigatori per un ulteriore sopralluogo. I funerali dell’appuntato Sali si svolgeranno mercoledì 7 novembre nel Duomo di Lodi.
