PERUGIA – Le prove dell’accusa contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono crollate. Errori nell’analisi del Dna e dei reperti. Smentita la tesi di movente erotico, sessuale e violento. La Corte d’assise d’Appello di Perugia ha assolto i due imputati con “formula piena per non aver commesso il fatto”.
IL MOVENTE – Il primo punto che non ha convinto la giuria, che in secondo grado ha ritenuto innocenti i due imputati, è il movente “erotico, sessuale e violento”. Cade dunque il movente del giudice che in primo grado aveva ritenuto l’omicidio maturato in un “crescendo” con Rudy Guede che respinto dopo un primo approccio con Meredith fu aiutato da Sollecito e Amanda in quello che i due giovani trovarono come un “eccitante particolare da sperimentare”.
LA CASA – La notte del 1 novembre 2007 Amanda e Sollecito non dormirono nella casa di via della Pergola, ma a casa dello stesso sollecito. La Corte d’assise ha dunque fatto sua la ricostruzione dei pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi che basandosi sulla ricostruzione delle prime indagini di polizia non possono escludere, ne però confermare, la presenza dei due imputati nella casa in cui si è verificato il delitto.
LA PERIZIA – Il coltello non è l’arma del delitto. Il Dna rinvenuto sulla lama non era quello della studentessa inglese.
IL REGGISENO – Sul gancetto del reggiseno di Meredith, rinvenuto nel pavimento della casa dopo 46 giorni di indagini, non può essere confermata la presenza del dna di Raffaele sollecito. La maggior parte delle tracce di Dna erano riferite a Meredith, mentre in piccola parte sul gancio era presente Dna maschile, ma non identificabile con certezza assoluta. L’unica prova della presenza di Sollecito sulla scena del delitto su cui si basava l’accusa è dunque crollata.
