VENEZIA – I profughi ospitati nelle strutture a Mira, in provincia di Venezia, si ritrovano con i lucchetti alle finestre e insorgono in una protesta. “E‘ come stare in una prigione“, dicono scendendo in strada per protestare non solo contro i lucchetti, ma anche contro le stanze fredde e la scarsa qualità del cibo. Lorenzo Chinellato, presidente della cooperativa Sar.ha che si occupa delle strutture di Mira, ha spiegato che i lucchetti sono stati apposti per evitare che gli ospiti escano durante la notte e fuori dall’orario consentito e che si tratta di una misura di sicurezza: “Valuteremo se togliersi”, spiega ai protestanti.
Francesco Furlan sul quotidiano La Nuova Venezia scrive che le due strutture si trovano a circa 100 metri di distanza e ospitano un totale di 80 migranti tra Bepi el ciosoto e l’hotel Byron, a cui sono stati affissi i lucchetti alle finestre del piano terra e delle sale comuni:
“«E’ come stare in una prigione», si sfogano i migranti, che questa mattina hanno protestato anche per la scarsa qualità del cibo e il freddo nelle stanze. Il presidente della cooperativa rigetta le accuse sul cibo, mentre per ciò che riguarda i lucchetti spiega: «Sono stati messi per evitare entrate e uscite fuori orario». Ma di che orari stiamo parlando se i migranti non anno alcun vincolo e, se vogliono, se ne possono andare dalla struttura? «E’ vero che non hanno vincoli ma ci sono delle regole di convivenza da rispettare. Ogni sera alle 23 facciamo l’appello ma capita che qualcuno entri o esca durante la notte, con i lucchetti cerchiamo di evitarlo, così come cerchiamo di evitare che, durante i pasti, i migranti entrino ed escano portandosi il cibo nelle stanze». E’ stata una scelta poco simpatica, lo ammetto. Valuteremo se toglierli»”.