VENEZIA – In Veneto mendicanti e vagabondi sono persone non gradite. I tre sindaci, tutti di sinistra, Ivo Rossi (Padova), Giovanni Manildo (Treviso) e Giorgio Orsoni (Venezia), hanno infatti costituito un asse contro gli “accattoni molesti e petulanti”. Si sono uniti sotto il nome di PaTreVe, col quale generalmente si intende l’area metropolitana che aggrega le città di Padova, Treviso e Venezia, da loro governate. Chiedono fogli di via ed espulsioni dall’Italia per almeno tre anni a chi chiede l’elemosina “in modo insistente”.
La task force si è costituita a Treviso, dove fino allo scorso anno governava il leghista Giancarlo Gentilini. Ma col renziano Manildo, unito nella lotta con i colleghi democratici Rossi e Orsoni, la musica non cambia: il nemico pubblico è sempre l’immigrato. Con una differenza però: bisogna distinguere “le persone in evidente stato di bisogno e sostanzialmente innocue, da altri soggetti organizzati da strutture malavitose che occupano sistematicamente luoghi “strategici” per chiedere l’elemosina in modo insistente, sfruttando anche animali, e che spesso sono trasportati a Treviso e controllati da una rete di protettori”.
Insieme si sono coalizzati per evitare che i mendicanti molesti, cacciati dai rispettivi suoli comunali, non si spostino poi a chiedere l’elemosina nel paese limitrofo.
Il sindaco Manildo non prova imbarazzo a parlarne, anzi:
“Noi ci battiamo soprattutto contro il racket dell’accattonaggio e per la sicurezza dei cittadini. Ci sono persone che arrivano da fuori e chiedono l’elemosina in modo aggressivo. Sono organizzati, viaggiano in treno da Mestre o in auto. Si piazzano nei posti migliori e nei giorni di mercato”.
Il suo assessore alla sicurezza, gli dà manforte:
“C’è una romena – spiega Roberto Grigoletto – che è stata multata 60 volte e si presenta ancora qui. Un romeno ne ha 42. Ci siamo incontrati con gli altri assessori alla sicurezza, presto si incontreranno anche i sindaci. Abbiamo bisogno di una banca dati per tutta la Pa-tre-ve, così possiamo riconoscere subito un mendicante trovato in uno dei nostri Comuni. Per preparare questa “banca” si sono già incontrati anche i comandanti delle Polizie locali”.
Il piano è pronto, ma non basta: “A noi serve una legge nazionale che permetta di colpire chi organizza e sfrutta l’accattonaggio”, spiega ancora Manildo.
“Serve un allontanamento per almeno tre anni. Si tratta in pratica di un rimpatrio perché i mendicanti organizzati da clan o racket sono quasi tutti stranieri. Si applica il decreto legislativo numero 30 del 2007 che prevede il rimpatrio di accattoni non iscritti all’anagrafe locale, senza lavoro, dediti alla questua e in condizioni di salute tali da non impedire l’allontanamento”.
Il polso duro anti-racket si accompagna però al buon cuore. Così ad esempio, gli 800 euro finora sottratti alle ciotole e ai cappelli dei mendicanti sono stati donati alla Caritas. Ma il direttore Don Davide Schiavon, non sembra del tutto persuaso:
“La lotta all’illegalità è giusta ma non risolve il problema vero della povertà. Senza una profonda conoscenza del territorio, è difficile distinguere i veri poveri dai furbetti. E magari si colpisce chi è davvero nel bisogno”.