MILANO – Un buco da 900 milioni di debiti da colmare in fretta per non urtare i creditori; un patrimonio da 120 milioni di mattere in vendita per cercare di tamponare l’emergenza. Il piano per salvre il San Raffaele, il fiore all’occhiello del sacerdote-manager Don Luigi Verzè, amico personale di Silvio Berlusconi, di fatto smantellerà un impero costruito negli anni. Una serie di attività che poco hanno a che fare con il settore sanità, il “core business” della fondazione Monte Tabor a cui l’ospedale fa capo.
Il piano non è ancora ufficiale ma sul Corriere della Sera si leggono le prime indiscrezioni. Scrivono Simona Ravizza e Mauro Gerevini: “Tra gli affari periferici di don Verzè è finito l’hotel Don Diego, un quattro stelle di fronte all’isola di Tavolara (Olbia). Nella società che gestisce l’albergo sono entrati l’attore Renato Pozzetto, Mario Cal (da sempre braccio destro del fondatore del San Raffaele) e Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Gli ultimi consuntivi sono in rosso, ma l’immobile è valutato in bilancio 14,5 milioni. È destinata a finire in vendita anche un’altra proprietà in condominio con Cusin (33%): quella delle fazendas di Pernambuco. Piantagioni di mango e meloni che hanno un valore stimato in 15 milioni di euro, ma le società sono, ancora una volta, in perdita. Altro (ex) socio, stesso discorso. Don Verzè condivideva con il comico Pozzetto pure una mini compagnia aerea, l’Airviaggi, sempre candidata ad essere dismessa. Non sono ipotizzabili, però, grosse soddisfazioni contabili: all’Airviaggi fa capo sia l’elisoccorso del San Raffaele (in pareggio), sia la società neozelandese Assion Aircraft & Yachting Chartering, che ha il leasing del jet privato dell’ospedale. Nel bilancio, solo nel 2009, figurano perdite per 10 milioni. Risultato: i due soci di minoranza, Pozzetto (30%) e Peppino Marascio (10%) sono usciti dal capitale l’anno scorso. E l’autore de La vita l’è bela per il suo 30% s’è dovuto accontentare di 3.000 euro. Gli è andata persino bene perché è stata la Fondazione a farsi carico della perdita milionaria neozelandese. Ore contate, poi, per la Blu Energy che controlla l’impianto di cogenerazione a metano per fornire le utilities energetiche al San Raffaele: secondo gli ultimi dati disponibili è esposta per 113 milioni, di cui 80 con banche e 23 con fornitori“.
Possibile inoltre la messa in vendita degli appartamenti in costruzione a Cologno Monzese destinati nei piani agli infermieri del San Raffaele, e l’hotel Rafael, progettato per ospitare i familiari dei pazienti. A quanto pare don Verzè vorrebbe fino all’ultimo scongiurare il pericolo di mettere in vendita due opsedali: uno è in costruzione a Olbia, 200 posti letto per un investimento da 150 milioni di euro. L’altro è in Brasile, 300 posti letto. Ma chi è che ha amministrato fino a oggi i beni (e i sostanziosi debiti) del San Raffale? L’organigramma è coperto da un alone di mistero. Il Corriere della Sera scrive però: “Si sa che don Luigi Verzè (91 anni) è il presidente del Cda, così come Mario Cal (71 anni) è il vicepresidente. Il banchiere Carlo Salvatori è la new entry del 2009, con le deleghe sul piano di risanamento (previsti l’arrivo di nuovi soci e la trasformazione della fondazione San Raffaele in Spa). Gli altri esponenti del vertice? Ancora una volta compare Roberto Cusin (70 anni) e ci sono Laura Ziller (66), responsabile dell’ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero. Infine, Ennio Doris (70), il gran capo di Banca Mediolanum, uomo di finanza, oggi costretto a un profilo bassissimo per la piega che ha preso la crisi del San Raffaele”.