ROMA – Tra rivoluzioni arabE e immigrazione l’islam bussa alle nostre porte e diventa sempre più importante capire il mondo musulmano. Ā Nuccio Franco per Agenzia Radicale ha intervistato Stefano Allievi, sociologo delle religioni, docente presso lāUniversitĆ di Padova e studioso di Islam.
“Lo scontro di civiltĆ ĆØ stata una metafora di successo che per molti anni ĆØ stata anche una profezia che si ĆØ auto realizzata” sostiene Allievi convinto si tratti di una “fase transitoria verso nuovi equilibri”, sostiene Allievi.
Blitzquotiano pubblica il contenuto del colloquio.
Professore, la morte di Osama Bin Laden ĆØ certamente un duro colpo alla rete di Al Qaeda. Cambia qualcosa sullo scenario del fondamentalismo islamico internazionale o si corre il rischio di assistere a reazioni a catena come sostenuto dalla maggior parte degli analisti?
Non voglio fare la Cassandra di turno, ma ĆØ verosimile che potranno esserci colpi di coda, vendette ed altri attentati. Ciò che ĆØ certo ĆØ che la morte di Bin Laden ĆØ uno degli avvenimenti degli ultimi anni che danno un colpo di grazia al paradigma dello scontro di civiltĆ . Due sono gli eventi principali del nuovo corso: il discorso di Obama e lāuccisione del capo di Al Qaeda. Entrambi ribaltano e rendono meno vivo il paradigma. Sono venuti a mancare i contendenti ed i presupposti di una certa politica, ossia Bush da una parte ed Osama dallāaltra che non si giustificano più vicendevolmente. Insieme alla Primavera araba sono tra le buone notizie degli ultimi mesi che ci consentono di voltare pagina a prescindere dal fatto che qualcuno lāavesse previsto o voluto. Eā accaduto e questo ĆØ straordinario.
Qual ĆØ il futuro dei rapporti tra Occidente ed Islam e quali le prospettive concrete del fronte islamico-liberale del quale le rivolte in atto rappresentano unāespressione?
PotrĆ esserci un nuovo terrorismo cosƬ come un nuovo imperialismo, questo non ĆØ dato saperlo, però sicuramente le inerzie interpretative utilizzate nellāultimo decennio vedono in qualche modo caduti i loro alfieri. Questo cambia davvero lo scenario. Quanto alle prospettive future di questo movimento, credo che tutto dipenderĆ da quanto e come lāOccidente saprĆ e vorrĆ accompagnare questo cambiamento. Le democrazie arabe sono state capaci di chiudere un ciclo che ĆØ imploso grazie allāiniziativa ed alla saturazione di popolazioni vissute sotto dittature mascherate. Il popolo ha fatto la sua parte; lāOccidente, lāEuropa e lāItalia in particolare sono stati gli ultimi ad accorgersi e ad accettare il cambiamento. Ora dovranno avere lāintelligenza di accompagnare la trasformazione di questi paesi fornendo un sostegno vero dal punto di vista politico, sociale ed economico. Se non si fa questo, il rischio ĆØ di buttare un patrimonio straordinario che potrebbe rappresentare una pacificazione reale per almeno un ciclo storico soprattutto nel Mediterraneo. Personalmente, questi segnali di intelligenza politica dellāEuropa stento a vederli soprattutto con riferimento alle questioni sociali ed ai rapporti con le nuove elite. Se ci saranno cambierĆ tutto, altrimenti avremo una parte di responsabilitĆ nel fallimento di questo processo.
Lāondata di protesta che ha sconvolto il Maghreb ed il Medio Oriente, non era ipotizzabile fino a qualche mese fa. Almeno non in questi termini. In che modo i movimenti estremisti potrebbero condizionarlo?
Innanzitutto bisogna chiarirsi su cosa intendiamo per estremisti. Certamente i gruppi radicali e filo-terroristi potranno infastidire il processo con qualche attentato, che sortirebbe lāeffetto di spaventare lāEuropa più di quanto non lo sia giĆ , spingendola a ritirarsi dallāarea anzichĆ© accompagnare il cambiamento. Detto questo, non vedo segnali in tal senso, perchĆ© se per estremisti si intendono i partiti religiosi, e i Fratelli Musulmani, credo che essi rappresentino un interlocutore imprescindibile, anzi decisivo ed utile per la trasformazione di questi paesi. Sono anche loro interessati al cambiamento. Certo, qualche attentato potrebbe essere realizzato e creare dei problemi, comāĆØ ovvio che sia, ma la tendenza va in direzione opposta. La morte di Bin Laden ha sottratto linfa a quella frangia di consenso popolare che ha perso il suo eroe e non ha altre carte da giocare.
Professore, si fa un gran parlare dellāIslam moderato. Per molti si tratta di un ossimoro, di unāinvenzione giornalistica. Qual ĆØ la sua opinione?
Per la maggioranza dei media italiani, lāIslam moderato ĆØ rappresentato dal non musulmano, dalla donna che non si vela, dallāuomo che non va in moschea, che non ha la barba e indossa la cravatta. Ciò rappresenta un paradigma interpretativo che certamente non aiuta la comprensione. A mio avviso, si tratta di sciocchezze a volte anche volute, in quanto cāĆØ chi ha fatto di tutto per propagandare la visione che lāIslam moderato ĆØ quello non praticante. Se invece per moderato si intende chi ha determinate opinioni politiche, credo che lāIslam turco, governativo, e molti altri, siano assolutamente moderati. In questo senso anche la maggior parte dei Fratelli Musulmani possono essere definiti moderati. E cosƬ altri movimenti spesso interpretati dai media (italiani, molto meno statunitensi ad esempio) come radicali. In questo caso, moderato sta a significare moderatamente progressista o conservatore. In questo senso ĆØ legittimo utilizzare tale categoria.
Lo scontro di civiltĆ ĆØ davvero inevitabile o si tratta di un grande equivoco alimentato da un difetto di comunicazione?
Lo scontro di civiltĆ ĆØ stata una metafora di successo che per molti anni ĆØ stata anche una profezia che si auto realizza. Se questo si crede, questo si persegue; se questo risulta da una certa analisi, ĆØ questo ciò che viene perseguito da alcune amministrazioni capaci di modificare i destini del mondo. Eāstata la chiave interpretativa della politica di Bush e del radicalismo islamico estremizzato dal qaedismo. Tuttavia oggi da molte parti, non ci si crede più. Del resto, una profezia che si auto realizza non ĆØ il risultato di unāanalisi. I conflitti ci sono non perchĆ© ci sono dei confini che bruciano tra occidente ed Islam, i āconflitti di fagliaā di cui parlava Huntington, ma al contrario perchĆ© ci sono sempre più interrelazioni, che possono portare tanto pacificazione e creazione di nuovi legami quanto conflitti, talvolta come semplice fase transitoria verso un nuovo equilibrio.
