ROMA – Sicilia. 15mila dipendenti Regione: 2838 disabili e 3500 sindacalisti. La Regione Sicilia conta 15mila dipendenti: di questi, un po’ più della metà, 6mila, sono “inamovibili” e “intoccabili”. In 2838 usufruiscono della legge 104 che concede permessi retribuiti (3 giorni al mese) e vari privilegi (tipo non poter essere trasferito senza il suo consenso anche se servirebbe) perché disabili o perché devono occuparsi di familiari disabili: il 18% della forza-lavoro.
Al fronte dell’inamovibilità, per citare Repubblica che ha letto la relazione che ogni anno le regioni devono rendere pubblica per legge, vanno aggiunti 3500 dirigenti sindacali: i censiti sono 2487, ma altri 836 hanno usufruito di permessi sindacali. Su questa esplosione di incarichi sindacali anche il Ministero vuol vederci chiaro (sospetta che la dirigenza sindacale sia giunta giusto in tempo per evitare i trasferimenti). Il presidente della Regione Rosario Crocetta accusa e minaccia:
“Qualcuno vuole fare il furbo, ma adesso basta — dice — chi usufruisce della legge 104 è vero che non può essere trasferito da una città a un’altra, ma può essere spostato da un assessorato a un altro. Inoltre va trasferito anche il dipendente che è diventato dirigente sindacale soltanto negli ultimi mesi per evitare di cambiare ufficio. Voglio essere chiaro: chi si oppone al trasferimento sarà licenziato”. (Rosario Crocetta, da Repubblica)
Quanto ai titolari dei benefici della 104, in soccorso di Crocetta ci sono anche le ultime sentenze della Corte di Cassazione che ha ribadito qualche mese fa come “sia da considerarsi legittimo il licenziamento” dei falsi utilizzatori della legge quadro (sentenza 9217/16 del 6 maggio scorso). Per i giudici, “l’abuso di diritto” scatta quando la 104 è richiesta “per attività diverse dal prestare assistenza”. O quando “solo parzialmente” il parente disabile o malato viene accudito. E ciò fa ipotizzare anche una “frode” ai danni dell’Inps, in quanto sulla collettività risulta scaricato il costo di un vantaggio previdenziale “pagato per obiettivi non consoni rispetto a quelli pattuiti dalla legge”.