La nuova idea di tassare le bevande dolci e gassate può anche essere una buona idea se la si chiamasse col suo nome: un nuovo modo di portare soldi allo Stato.
Appare verosimile che chi spende cinquanta centesimi per una lattina di Coca Cola può anche pagare cinque o dieci centesimi di più pur di soddisfare il suo morboso desiderio.
Appare meno bevibile invece la patina di zucchero con cui il ministro della Salute, Renato Balduzzi, vuole ammantare l’iniziativa: è per il vostro bene che lo facciamo, perché cresciate più sani e più snelli.
A molti questa versione è parsa come una forma di ipocrisia, di moralismo e anche di limitazione della libertà individuale. Mai un governo della Repubblica si era spinto a tanto: un conto è limitare il fumo nei luoghi pubblici e di incontro come i ristoranti, per evitare che il piacere di fumare di uno danneggi il piacere di mangiare degli altri.
Altro conto è invece quello di limitare, con lo strumento fiscale usato non in quanto tale ma come clava moralistica, il diritto di ciascuno di bere e mangiare (già: e perché non se la sono presa con le merendine?) quel che gli piace? Tante cose fanno male, a cominciare da pane, pasta e patate, e favoriscono il diabete, piaga nazionale anche se poco discussa. Perchè solo bevande?
Blitzquotidiano vi chiede: tassare le bibite per limitarne il consumo è giusto o sbagliato?
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