MILANO, 14 FEB – ''Un susseguirsi di atti di diretta gestione'' della Milano Serravalle compiuti da Filippo Penati quando era presidente della provincia di Milano che sono ''espressione di un potere tipicamente verticistico ed imprenditoriale e non di mero indirizzo''. E' questo un passaggio delle motivazioni con cui i giudici del Riesame di Monza hanno accolto l'appello presentato dai pm Walter mapelli e Franca Macchia disponendo il sequestro di 14 milioni e 330 mila euro a Codelfa.
Sequestro negato il mese scorso dal gip monzese Anna Magelli che ha ritenuto infondata la formulazione del reato presupposto di corruzione di incaricato di pubblico servizio, in relazione al quale e' indagata la societa' tortonese in base alla legge sulla responsabilita' amministrativa degli enti. I magistrati ricordano che il gip ha ritenuto ''di difficile sostenibilità (processuale) il ruolo di 'gestore di fatto''' di Filippo Penati, ritenendolo inverosimile. ''Ma di inverosimiglianza non è proprio il caso di parlare a fronte di un susseguirsi di atti di diretta gestione compiuti dall'indagato''. ''Basterebbe a porre interrogativi – si legge nel provvedimento – quello clamoroso della vendita di azioni di una controllata decisa direttamente dal Presidente della Provincia, superando se non addirittura usurpando le prerogative del Consiglio Provinciale''.
Secondo i giudici anche se non fosse dimostrato, come sostengono gli inquirenti, il ruolo di amministratore di fatto della Milano Serravalle di Penati (''non e' certo (.) questione dirimente decisiva in questa sede)'' nulla cambierebbe nella formulazione del reato di corruzione di incaricato di pubblico servizio, formulato dall'accusa nei confronti dell'ex ad della Milano Serravalle Massimo di Marco. Infatti che si voglia considerare Penati''gestore di fatto e/o concorrente estraneo nel reato (ma comunque beneficiario), una volta provato il filo conduttore che unisce tutti gli indagati (…) – rimangono pur sempre documentali quei pagamenti in favore dell'A.D. della Milano/Serravalle s.p.a. (…)"in black" '' come erano stati definiti dall'architetto Renato Sarno i files archiviati nel su pc dal ''sapore decisamente confessorio''.''E confessorio – si badi bene- non solo per se' e per limitato profitto individuale (.) ma chiamante in correita' di altri in un evidente ruolo di collettore di finanziamenti illeciti a favore di Filippo Penati''.
I 14 milioni di cui e' stato chiesto e ottenuto il sequestro sono considerati dalla procura un ''profitto ingiusto'' incassati da Codelfa, per i lavori di realizzazione della terza corsia della A7 (il cui costo sarebbe lievitato di oltre il 30% rispetto a quello originario ''con raddoppio dei tempo di esecuzione'') da cui, secondo l'accusa, sarebbero stata prelevati i due milioni della tangente versata nel 2008 all'imprenditore Piero di Caterina per conto dell'ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e mascherata da finta caparra per una compravendita immobiliare.
