PORDENONE – “Fu mia madre ad insistere”. Per questo Giosuè Ruotolo, unico indagato per il delitto di Pordenone, avrebbe cambiato palestra subito dopo l’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone. È uno dei tanti aspetti che la Procura ha voluto chiarire durante l’interrogatorio, durato 8 ore, del caporal maggiore di Somma Vesuviana, commilitone di Trifone e unico indagato per il giallo.
Ruotolo ha spiegato agli investigatori di aver cambiato palestra perché spinto dalla madre, che “riteneva che quella del palasport fosse diventata troppo pericolosa”. E così Ruotolo andò alla Hello Fit di via Nuova di Corva (ora New Fit).
Il ragazzo è passato dalla posizione di indiziato a quella di indagato in seguito al ritrovamento dell’arma del delitto: una pistola rinvenuta nel laghetto del parco di San Valentino seguendo il percorso fatto dall’Audi A3 di Ruotolo.
L’indagato resterà in libertà, anche sino all’avviso di conclusione delle indagini. La Procura ha intanto firmato il provvedimento che permette ai Ris di cominciare gli accertamenti irripetibili sulle tracce biologiche trovate su auto e indumenti. Si cerca un profilo genetico.
“Gli indizi ci sono, ma non vi sono esigenze cautelari”, ha spiegato il procuratore Marco Martani . “Non ravvisiamo il pericolo di fuga (a Ruotolo è stato intimato di non lasciare l’Italia, ndr), non vi è possibilità di inquinamento delle prove, l’indagato non cerca alibi. Anzi, ha dato una lecita spiegazione sulla sua presenza al parcheggio del palasport e al parco di San Valentino. Escludiamo, inoltre, la possibilità di reiterazione del reato”.