Brenda era viva alle 2.30 della scorsa notte. È una delle poche certezze in mano agli investigatori che indagano sulla morte del trans coinvolto nel caso Marrazzo.
La certezza che a quell’ora Brenda fosse viva, secondo quanto si è appreso, gli inquirenti l’hanno avuta dopo aver sentito il tassista che l’ha portata dalla zona dell’Acqua Acetosa, dove aveva battuto, fino a casa. L’uomo ha anche raccontato che il trans, quando è rientrato a casa, era da solo.
Gli uomini della squadra mobile avrebbero sentito complessivamente una ventina di persone, tra cui alcuni trans che sarebbero stati fermati, ma solo per problemi legati all’immigrazione e non alla morte di Brenda. Dai primi accertamenti svolti nell’abitazione in via due Ponti, inoltre, gli investigatori non avrebbero trovato tracce di farmaci o barbiturici; domani comunque torneranno nel piccolo monolocale per ulteriori controlli.
Da quanto è stato possibile ricostruire, una volta nell’appartamento, investigatori e inquirenti si sono trovati davanti una scena che loro stessi definiscono «equivoca»: il computer nel lavandino, le fiamme che avevano distrutto solo un borsone, il condizionatore e parte del materesso, Brenda riversa in terra, completamente nuda.
