BERGAMO – Walter Brembilla, custode del centro sportivo dal quale Yara Gambirasio sparì il 26 novembre 2010, entra in aula per deporre come testimone nel processo per omicidio nei confronti di Massimo Giuseppe Bossetti. Il clima in aula si scalda, i legali della difesa di Bossetti lo incalzano e i giudici della Corte d’Assise decidono di sospendere l’udienza. Brembilla viene accusato dai legali della difesa di “omertà e reticenza“, ma lui ammette solo di aver avuto paura di essere sospettato e per questo di non aver subito detto la verità di quella sera in cui Yara è scomparsa.
Nel primo verbale, infatti, 5 giorni dopo la scomparsa di Yara, l’uomo aveva riferito di essere stato in casa, che si trova all’interno del complesso, dalle 17,40 alle 19,00. Poi aveva raccontato di essere andato a prendere un ragazzo che si doveva allenare alla stazione di Ponte san Pietro e di averlo riportato. “Io non ho visto niente”, ha detto più volte Brembilla.
Dopo alcune parole degli avvocati di Bossetti, il presidente della corte d’assise di Bergamo Antonella Bertoja ha sospeso l’esame del custode della palestra da cui spari Yara perchè era venuta meno “qualsiasi genuinità delle prove”. E’ successo quando i legali hanno posto alcune domande e il presidente ha fatto notare loro che si trattava di un testimone e non un imputato. “Per ora”, ha esclamato una dei legali e il presidente ha sospeso la sua deposizione.
Paolo Camporini, uno dei legali di Massimo Bossetti, in una pausa dell’udienza ha spiegato che, da parte del custode della palestra da cui sparì Yara Gambirasio, vi è stato un atteggiamento di “omertà e reticenza”. Il legale ha così spiegato le sue parole in aula, quando la corte aveva fatto notare ai difensori che Walter Brembilla era un teste e non un imputato e Camporini aveva esclamato “per ora”:
“Vi sono reati commessi in aula appunto omertà e reticenza. E’ una persona che sicuramente sa qualcosa, non vuole e non ha voluto dirlo . Strano che avesse paura, perché allora la ragazza non era ancora stata ritrovata”.
Andrea Pezzotta, uno dei legali della famiglia Gambirasio che si è costituita parte civile nel processo, ha spiegato che a carico di Brembilla sono state svolte “doverose indagini” e che “non è emerso nulla”. Pezzotta ha raccontato che gli è stato prelevato il Dna e sia stato sottoposto anche a intercettazioni:
“E’ comprensibile che vi fosse un atteggiamento di preoccupazione da parte sua perché nella fase iniziale delle indagini si brancolava nel buio e gli investigatori sospettavano di tutti”.
La difesa sostiene che però sappia qualcosa che non vuole dire, gli è stato fatto notare:
“Non credo, lo avrebbe doverosamente riferito”.