SANAA – Le opposizioni politiche e le migliaia di giovani studenti radunati da tre settimane in piazza a Sanaa hanno respinto la nuova proposta del presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni, di varare una nuova costituzione e di dimettersi, di fatto, entro la fine dell’anno.
”Scriveremo prima di tutto assieme una nuova costituzione che definira’ meglio la divisione dei poteri legislativo ed esecutivo e che sarà sottoposta a referendum entro la fine del 2011”, aveva detto il rai’s parlando stamani in diretta tv. ”C’è bisogno di un governo forte sottomesso al controllo del parlamento che sara’ eletto tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2012”, aveva aggiunto Saleh, alleato di Washington nella cosiddetta guerra al terrorismo di al Qaida. Il no delle opposizioni, riunitesi in un’unica piattaforma, è giunto dopo poche ore: ”Quest’iniziativa giunge troppo tardi”, ha detto Muhammad Qahtan, uno dei portavoce del raggruppamento.
”Le richieste della piazza vanno ben oltre e sono assai più importanti”, ha aggiunto. Un altro portavoce dell’opposizione, Muhammad Sabri, ha tagliato corto definendo la proposta del presidente, il cui mandato scade ufficialmente nel 2013, ”l’ultimo atto di un regime politico di cui i dimostranti chiedono la fine”.
E lo slogan ”il popolo vuole la caduta del regime!”, pronunciato a Tunisi e al Cairo alla vigilia e durante le rispettive deposizioni di Ben Ali e di Mubarak, è stato scandito più volte oggi dalle migliaia di giovani e meno giovani riuniti dal 21 febbraio nella piazza antistante il campus dell’università di Sanaa. ”Saleh se ne deve andare!”, hanno gridato all’unisono gli studenti, a cui ieri si si sono uniti dei rappresentanti dei giornalisti e migliaia di medici in camice bianco.
Le proteste anti-governative in Yemen, il più povero dei Paesi della regione, hanno trovato fertile terreno nel radicato dissenso di ampie regioni del Paese, riunificatosi soltanto vent’anni fa dopo esser stato per decenni diviso in un nord e un sud mai veramente in armonia. Nelle regioni settentrionali al confine con l’Arabia Saudita, i ribelli sciiti, dal 2004 in guerra con le truppe governative di Sanaa, si sono uniti alle proteste della capitale.
Così come hanno fatto i secessionisti sudisti ad Aden, porto dell’ex colonia britannica poi Yemen del Sud. Saleh pare non aver dimenticato queste due realta’ e stamani aveva proposto ”un’ampia decentralizzazione” per concedere maggiori autonomie alle province settentrionali e meridionali. ”Dobbiamo lavorare assieme per evitare la sedizione (fitna)”, aveva ripetuto il presidente, che nei giorni scorsi aveva però respinto la richieste delle opposizioni di rinunciare al potere entro la fine dell’anno. All’inizio delle proteste il 27 gennaio scorso, Saleh aveva rinunciato a ricandidarsi, tra due anni, per un nuovo mandato presidenziale.
