La società informatica Apple ha scoperto che tre dei suoi fornitori, nel 2009, hanno fatto lavorare 11 bambini nella fabbricazione di iPhone, iPod e computer Macintosh. In un comunicato la società di Steve Jobs ha reso noto di avere interrotto i rapporti commerciali con almeno uno di questi fornitori, dopo avere rinvenuto violazioni ripetute e “interventi inadeguati” per affrontare i problemi.
La scoperta è emersa a seguito di un’indagine condotta dall’azienda di Cupertino sulla responsabilità dei fornitorì. “Apple ha scoperto tre impianti che hanno assunto come lavoratori quindicenni, in Paesi dove l’età minima per lavorare è di 16 anni”, spiega il rapporto della compagnia guidata da Steve Jobs, aggiungendo – come riporta Bloomberg – che queste persone già “non lavoravano più quando è stato avviato il monitoraggio”. La società non fa i nomi dei fornitori coinvolti, dice solo di avere controllato gli impianti che si trovano in Cina, Taiwan, Tailandia, Malaysia, Singapore, Corea del Sud, Repubblica Ceca, Filippine e Stati Uniti.
La Apple è inoltre venuta a conoscenza di 3 casi di “documenti falsificati” per nascondere assunzioni di persone d’età inferiore a quella prevista per poter lavorare. Secondo il rapporto dell’azienda in 60 impianti i lavoratoti sono stati sfruttati, lavorando oltre i limiti. Altri 24 partner industriali, invece, hanno pagato i lavoratori meno del minimo salariale e 57 non hanno corrisposto i bonus.
“Il codice della Apple prevede al massimo 60 ore di lavoro alla settimana, e almeno un giorno di riposo”, precisa l’azienda, che ha chiesto anche ai fornitori di non proseguire con “le riduzioni di stipendio per fini disciplinari”.