Una colossale ed entusiastica partecipazione, con diversi milioni di persone nelle piazze centrali di tante città del Paese, è stata l’inattesa e suggestiva caratteristica dei quattro giorni in cui l’Argentina ha celebrato il Bicentenario della sua indipendenza. Per contro, i politici non hanno dimenticato il clima di contrapposizione, e spesso di odio, instauratosi da tempo nel Paese: esponenti dello schieramento di governo e quelli dell’opposizione hanno scelto di festeggiare divisi.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta per delineare tale dicotomia. La sera del 24 maggio nel centro di Buenos Aires, come era accaduto venerdì, oltre un milione di persone hanno assistito ad uno spettacolare show di folclore e tango. A solo cento metri di distanza, molte migliaia hanno fatto lo stesso per un altro show davanti al Teatro Colon.
I due spettacoli sono stati simbolo del confronto politico: nel primo caso, l’organizzazione é stata a carico del governo, che ha mandato in onda per ore lo show attraverso il canale televisivo pubblico, che ha però ignorato il secondo, mostrato invece dalle tv private. Una di queste emittenti ha anche mandato in diretta lo spettacolo all’interno del Teatro Colon, al quale non ha presenziato la presidente Cristina Fernandez, irritata da una pesante ironia nei suoi confronti da parte del governatore di Buenos Aires, Mauricio Macri.
In pratica una evidente spaccatura sociale e politica. Tango e folklore per il popolino. Opera e balletto per la classe medio-alta, che ha in uggia il peronismo progressista di Cristina Fernandez e del marito e predecessore Nestor Kirchner. Spaccatura ripetutasi oggi per il tradizionale Te Deum degli anniversari dell’indipendenza.
A quello nella cattedrale di Buenos Aires, celebrato dal cardinale Jorge Bergoglio, hanno assistito politici dell’opposizione ed esponenti dell’establishment. I Kirchner, invece, come da loro scelta, hanno assistito a quello celebrato nella Cattedrale di Lujan, 70 chilometri dalla capitale, insieme con tutti i ministri, e – installati nel piazzale antistante – con centinaia di militanti peronisti.
Stesso trend in serata nella Casa Rosada. Per la cena di gala con cui si sono conclusi i quattro giorni di feste, i Kirchner, si sono fatti circondare da 200 invitati. Tra i quali Diego Maradona e sei capi di Stato della regione, ma non i loro predecessori, né il vicepresidente della Kirchner, Julio Cobos, uno dei loro più ferrei oppositori. Che ha spiccato invece sia nel Colon che nella Cattedrale di Buenos Aires. In pratica gli appelli del cardinale Bergoglio a Buenos Aires e quelli di monsignor Agustin Radrizzani a Lujan a porre fine “al confronto” sembrano destinati a cadere nel vuoto. Governo e oppositori sono invece già impegnati a gestire per il proprio tornaconto politico la grande mobilitazione popolare.