Il governatore di Buenos Aires Mauricio Macri è sospettato di far parte di una “associazione a delinquere” che ha effettuato intercettazioni telefoniche illegittime nei confronti di un suo cognato e di uno dei familiari delle vittime di un attentato antiebraico del 1994. Ad accusarlo in tal senso è stato il giudice federale Norberto Oyarbide che lo ha citato per il prossimo 28 aprile. Macri, in corsa per le presidenziali del 2011 come leader del partito di destra da lui fondato, ha respinto le accuse.
Il segretario generale del suo governatorato, Marcos Pena, ha invece assicurato che si tratta di un “attacco politico” da parte del governo della presidente Cristina Fernandez. Con Macri sono stati citati per favoreggiamento anche il suo ministro di giustizia Guillermo Montenegro ed il suo ex ministro dell’educazione pubblica Mariano Narodowsky. Nell’ambito della causa portata avanti dal giudice Oyarbide, sono già in carcere l’ex capo della polizia di Buenos Aires Alfredo Palacios ed un suo collaboratore che, in un edificio del governatorato, hanno presumibilmente installato una centrale di intercettazioni telefoniche.
Attraverso essa non solo hanno ascoltato le chiamate del cognato di Macri (per una questione familiare) e di un parente di una delle vittime dell’attentato (che sospetta che Palacios abbia deviato le indagini), ma anche quelle di vari imprenditori, dirigenti d’azienda ed avvocati. In merito alle accuse di Pena, è intervenuto oggi il ministro degli interni Florencio Randazzo che ha definito una “grande irresponsabilità” l’aver coinvolto il governo centrale ed invitato Macri a presentarsi davanti al giudice.