
DAMASCO – Nell’attentato avvenuto venerdì 16 dicembre in una stazione di polizia di Damasco, in Siria, dai terroristi è stata usata una bambina, di appena 8 anni.
La piccola è stata usata come kamikaze ed è stata fatta saltare in aria con indosso una carica esplosiva. Lo scrive l’agenzia governativa siriana Sana, secondo la quale i terroristi hanno fatto entrare la bambina in una stazione di polizia nel quartiere di Midan ed hanno azionato l’ordigno a distanza. La bambina è morta, mentre un agente è rimasto leggermente ferito.
Dopo un solo giorno, è stata sospesa l’evacuazione dai quartieri est di Aleppo fino a pochi giorni fa nelle mani degli insorti, dove molte persone restano abbandonate a se stesse. Almeno questo è quello che affermano l’Onu, diverse organizzazioni umanitarie, la Turchia, co-sponsor dell’accordo insieme alla Russia, e la stessa Damasco. Ma non la Russia, che invece dichiara conclusa l’operazione. E intanto a Damasco una stazione di polizia è stata colpita da un attentato nel quale i terroristi hanno usato una bambina di 8 anni che hanno fatto saltare in aria. L’agenzia governativa Sana ha detto che l’esplosione, oltre ad uccidere la piccola, ha ferito un agente. Gli autori dell’attentato, nel quartiere di Midan, hanno convinto la bambina ad entrare nei locali e poi hanno azionato a distanza una carica esplosiva che portava addosso.
Secondo Mosca, ormai tutta Aleppo è stata ripulita dai miliziani, tranne poche sacche dove “le truppe siriane stanno liquidando forze separate della resistenza dei radicali”. Ottenuto questo risultato, il presidente Vladimir Putin ha annunciato che la Russia e la Turchia stanno lavorando per avviare un negoziato tra Bashar al Assad e le forze di opposizione, che si dovrebbe tenere ad Astana, la capitale del Kazakhstan. Nessuna reazione a questo riguardo, almeno per ora, dalla Turchia, il cui ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, dissente comunque da Mosca sulla fine dell’evacuazione ad Aleppo. Il capo della diplomazia di Ankara ha parlato infatti solo di “un blocco”, aggiungendo di essere in contatto con il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif, per fare ripartire l’operazione.
Secondo fonti degli insorti e altre vicine alle milizie sciite libanesi di Hezbollah, sarebbero state infatti milizie sciite iraniane o fedeli a Teheran a bloccare i convogli, per protestare contro la mancata evacuazione, che a loro avviso era legata all’intesa su Aleppo, delle persone in stato di bisogno in due villaggi sciiti assediati da forze ribelli nella provincia di Idlib: Fua e Kefraya. Diversa la versione data dalla Sana, secondo la quale miliziani ribelli hanno violato i termini della tregua cercando di portare con sé fuori dalla città armi pesanti e prigionieri lealisti. Anche l’agenzia di Damasco, comunque, conferma che si tratta solo di una sospensione dell’evacuazione.
Secondo il ministero della Difesa russo, l’operazione si è invece conclusa con il trasferimento di oltre 9.500 persone, tra cui più di 4.500 miliziani e 337 feriti. Il ministro turco Cavusoglu ha invece parlato di 7.500 evacuati, senza distinguere tra civili e uomini armati. Secondo il direttore generale di Unicef, Anthony Lake, i bambini evacuati sono oltre 2.700, alcuni dei quali malati, feriti o senza i genitori. “Tuttavia – ha aggiunto – centinaia di altri bambini vulnerabili sono ancora intrappolati in questa parte della città e rischiano di morire se non saranno evacuati in breve tempo”. Quante persone rimangano ad Aleppo est in attesa di soccorso è impossibile sapere. Ma Jan Egeland, consigliere umanitario dell’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura, facendo appello a tutte le parti per consentire la ripresa dell’evacuazione ha parlato tra l’altro di “un gruppo di orfani e bambini non accompagnati”