PALERMO – ”Siamo chiusi in casa. In attesa che la situazione all’esterno sia più tranquilla. I disordini nascono in maniera inaspettata”. Lo racconta all’ANSA, Attilio Donarelli, ingegnere palermitano, 39 anni, che da una decina di giorni lavora e abita con la moglie e due figli, nel Bahrain, il paese scosso dalla rivolte contro la famiglia sunnita al Khalifa, da settimane bersaglio delle proteste di piazza da parte degli sciiti, che costituiscono la maggioranza della popolazione dell’arcipelago del Golfo.
”Il direttore dalla scuola che frequenta mia figlia – aggiunge – ha mandato una e-mail ai genitori per comunicare che hanno dovuto chiudersi dentro perché hanno sentito spari di arma da fuoco dalla strada antistante l’istituto. E dire che la scuola è a 25 minuti dalla città. Qui la situazione s’è fatta pesante – racconta – nella piazza della Perla, il centro della protesta a Manama sembra un campeggio a ferragosto, ma senza alberi. E tante tende. E’ una sorta di rotatoria molto grande all’interno della quale c’è una perla retta da 6 braccia stilizzate che rappresentano i 6 stati membri della Gcc (Gulf Cooperation Council)”.
Ieri, 13 marzo, afferma Donarelli ”i manifestanti avevano deciso di occupare la città fermando tutti gli accessi principali. Ho visto tante persone con mazze e spade. Insomma una situazione caotica a mai finire. Infatti ho riportato a casa la bambina e ancora non si esce”.
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