GERUSALEMME – Quando si parla di sicurezza in Israele gli animi fanno in fretta a scaldarsi. Anni di conflitti, di esplosioni, di morti e il ricordo del genocidio, hanno prodotto un sentimento di insicurezza e sviluppato una società dedita alla difesa. Se Google Street View ha suscitato più di qualche problema nei maggiori paesi europei, non poteva non essere altrimenti nella terra di Gerusalemme. Il prestigioso Jerusalem Post, quotidiano di lingua inglese fondato nel 1932 (si chiamava, allora, Palestine Post), riferisce di questo dibattito, ora che Google annuncia di voler lanciare Street View in Israele.
Prima d’Israele, Google ha incontrato problemi in quasi tutti i paesi del mondo civilizzato. A Broughton, piccolo villaggio del Buckingamshire, la macchina Street View, riconoscibile dalla sua inconfondibile telecamera puntata a tre metri dal tetto, è stata pacificamente “assaltata” da un consorzio spontaneo di cittadini. Una catena umana ha prima bloccato il veicolo, per invitarlo poi, a prezzo di qualche alzata di voce, ad abbandonare il villaggio.
Risultato: oggi cerchereste invano Broughton su Street View. In Germania, paese che ama la propria riservatezza e la protegge con cancelli e palizzate, l’opposizione al programma è stata feroce. Il governo è stato altrettanto severo che i suoi cittadini ed, alla fine dell’operazione, il responsabile di Google Street View per la Germania ammetteva che « l’opposizione a Google Street View in Germania, sebbene non isterica, è stata più aspra che in ogni altro paese ».
Il governo tedesco era stato particolarmente esigente con la compagnia di Mountain View. Il ministro degli esteri e vice cancelliere Guido Westerwelle aveva detto « farò tutto quello in mio potere per prevenirlo ». Grazie alla legislazione tedesca, particolarmente sensibile al diritto dei cittadini alla riservatezza, ad oggi quasi 250000 famiglie hanno fatto cancellare le loro case dall’applicazione.
Google Street View è una breccia inedita (al pari di Facebook) nella storia del concetto di privacy (concetto moderno a dire il vero). Le intrusioni della potente applicazione, capace di rendere immagini della più nitida qualità di virtualmente tutti gli angoli del globo, possono essere di tutti i tipi e possono perfino avere gravi ripercussioni. Nell’ottobre 2010 un parlamentare inglese ha portato alla luce il caso di una donna vittima di maltrattamenti domestici, che viveva in una casa d’accoglienza. Grazie a Street View il marito violento era riuscito a rintracciare il rifugio che, naturalmente, sarebbe dovuto restare segreto.
Oggi è il turno di Israele nell’interrogarsi sull’applicazione di Google. Secondo l’editore del Washington Post, l’applicazione Street View potrebbe essere interessante, nel caso israeliano, per gli spazi pubblici: i parchi, i musei, gli hotel, e i siti di interesse storico, religioso o, come la città vecchia, artistico.
Permangono però dubbi riguardo all’opportunità di fotografare un certo numero di località, come tutti quei luoghi che, nel corso degli anni, sono stati bersagli del terrorismo, i Kibbutz e le comunità religiose dei coloni. Inoltre cosa fare del grande numero di dati che Google raccoglie e registra che non sono immediatamente fruibili nell’applicazione?
In Irlanda, il governo ha obbligato la compagnia a cancellare queste informazioni. I dati in Israele, e conservati in America, non potrebbero, ci si chiede, essere usati per danneggiare lo stato ebraico? Tutte domande che non riguardano solo un paese in conflitto come Israele, ma anche ogni altra nazione.
