
LOS ANGELES – Condanna a morte per il serial killer Lonnie David Franklin Jr., afroamericano di 63 anni, riconosciuto colpevole dell’omicidio di 10 donne tra il 1985 e il 2007. Secondo la Polizia, in realtà, le vittime potrebbero essere state 25 e anche di più. Il serial killer, meglio noto come “Grim Sleeper” (letteralmente spietato dormitore), è il protagonista di uno dei casi di cronaca nera più famosi ed efferati della storia recente degli Stati Uniti. Le sue vittime sono state quasi tutte donne nere, di età inferiore ai 40 anni, una minorenne, povere, molte delle quali prostitute con problemi di droga.
La modalità di uccisione sempre la stessa: freddate a colpi di pistola o soffocate, poi denudate e abbandonate senza vita in vicoli o bidoni della spazzatura posizionati in zone degradate della città californiana. Dopo l’arresto di Franklin, avvenuto nel 2010, sono state trovate nella sua casa foto di molte altre donne insieme a quelle delle sue vittime. Questo ha spinto le autorità ad ipotizzare che l’ex operaio abbia commesso altri omicidi, ma al fine di non ritardare ulteriormente il processo, la polizia ha deciso di non accusarlo formalmente.
Il nome del serial killer, “Grim Sleeper”, fu coniato dal settimanale LA Weekly, in riferimento all’apparente interruzione di crimini commessi con modalità analoghe avvenute tra il 1988 e il 2002. Probabilmente in quel lasso di tempo Franklin smise temporaneamente di uccidere dopo che una sua vittima riuscì a sopravvivere. Nel corso del tempo le indagini a carico del killer si sono mostrate inefficienti e superficiali, al punto che nel 1986 un gruppo di residenti dei quartieri dove erano avvenuti gli omicidi si unì nella “Black Coalition Fighting Black Serial Murders”, organizzazione creata per fare pressione sulla polizia, affinché questa si occupasse con più attenzione agli omicidi delle donne nere.
La svolta sul caso è arrivata solo in anni recenti, quando in occasione di un progetto di riapertura di crimini irrisolti del passato alla luce delle nuove tecnologie, si scoprì che la saliva trovata sul corpo di una donna uccisa dal “Grim Sleeper” nel 1987, coincideva con il DNA trovato sui cadaveri di altre due ragazze assassinate nel 2002 e nel 2003. Una prova palese del fatto che il killer era ancora in circolazione. La polizia non fu nuovamente in grado di risalire all’identità di Franklin, cui si arrivò solo nel 2010 dopo aver trovato la corrispondenza di DNA del “Grim Sleeper” con quello di un uomo detenuto in carcere, niente meno che Christopher Franklin, figlio di Lonnie.
Dopo vari rinvii giudiziari, il processo contro Lonnie Franklin Jr. ha avuto inizio nel febbraio del 2016. A maggio la corte lo ha giudicato colpevole. La giuria ha chiesto per lui la pena capitale, che è stata confermata il 10 agosto, respingendo le richieste dei suoi legali che puntavano all’ergastolo. Per questi ultimi l’eventuale esecuzione di Franklin potrebbe solo “ritardare il processo di guarigione delle famiglie delle vittime”.
I legali si sono appellati alla pietà dei giudici, ricordando come all’epoca della prima tranche di omicidi il territorio il sud di Los Angeles fosse in mano a gang criminali, che periodicamente si scontravano tra di loro per il controllo delle zone di spaccio della droga, soprattutto crack. Per la difesa, allora le autorità si sarebbero mostrate incapaci di aiutare chi viveva in quel contesto di degrado cittadino. Gli avvocati sottolineano inoltre come l’esecuzione del detenuto potrebbe costare molto in termini economici. Tesi che evidentemente non hanno convinto i membri della giuria, sebbene la loro decisione apra necessariamente le porte ad un nuovo dibattito sulla pena di morte in California, Stato in “moratoria di fatto”, che ancora non rientra tra quelli abolizionisti.