Il Kashmir indiano è tornato oggi a ribollire di violenza dopo alcune notizie su episodi sporadici di profanazione del Corano negli Stati Uniti che hanno infiammato le tensioni separatiste anti-governative fin dagli inizi di giugno già alte nella Kashmir Valley, un’area dove il 95 per cento della popolazione è musulmana.
Almeno 18 persone, tra cui un agente, secondo la Bbc sono state uccise negli scontri tra manifestanti e polizia. Ci sono stati anche oltre un centinaio i feriti e gravissimi danni a edifici e proprietà governative. Una scuola privata appartenente a una chiesa missionaria protestante nel distretto di Baramulla è stata data alle fiamme stamattina da una folla inferocita che ha ”impedito ai vigili del fuoco di raggiungere l’edificio di legno” come ha riferito l’agenzia cattolica Asianews.
L’attacco, avvenuto nella città di Tangmarg, a una quarantina di chilometri dal capoluogo di Srinagar, è stato seguito da violentissimi scontri con la polizia. La folla ha assaltato anche edifici governativi, mezzi della polizia e altre proprietà pubbliche.
Per bocca del segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, Monsignor Celata, il Vaticano ha stigmatizzato gli attacchi. ”Tornano in mente le parole di Benedetto XVI: la violenza non può essere giustificata come risposta alle offese”, ha detto il prelato, ribadendo che è indispensabile ”promuovere una cultura del rispetto”.
Il ministro degli esteri Franco Frattini ha detto dal canto suo che quanto accaduto in Kashmir”è un’ulteriore triste conferma della persistenza del grave fenomeno dell’intolleranza religiosa e dell’ineludibile necessità che la comunità internazionale si faccia carico in maniera corale e senza esitazioni dell’obbligo di difendere, in ogni contesto, il principio della libertà di culto, che costituisce un diritto umano fondamentale”.
In altre proteste scoppiate nella regione himalayana nonostante il coprifuoco imposto dopo i disordini del fine settimana, migliaia di separatisti sono scesi in strada scandendo slogan anti-americani e anti-indiani. Per placare gli animi è intervenuto anche l’ambasciatore americano a New Delhi che ha condannato gli episodi di dissacrazione del Corano negli Usa avvenuti a margine della clamorosa iniziativa, poi rientrata, promossa dal pastore della Florida Terry Jones.
Il governo di Manmohan Singh oggi ha tenuto una riunione di emergenza con i ministri degli interni e della difesa che si è protratta per tre ore, ma che non ha prodotto alcuna decisione di rilievo, a parte un generico appello al dialogo ai separatisi musulmani. Una nuova riunione, a cui sono invitati anche i partiti dell’opposizione, è stata fissata per mercoledì.
Oggi è stata la giornata più sanguinosa nel Kashmir indiano da quando tre mesi fa è iniziata la rivolta anti indiana e separatista agli inizi di giugno in seguito all’uccisione di un giovane dimostrante. Da allora sono morti oltre 80 dimostranti, la maggior parte giovani uccisi dalla polizia che rispondeva alle sassaiole durante i cortei di protesta.
E’ una spirale di violenza che sta mettendo in seria difficoltà il governo di New Delhi, il quale starebbe pensando a una serie di misure ”distensive”, tra cui la revoca parziale di una legge che conferisce poteri speciali all’esercito schierato nella vallata.
Incidenti anti-cristiani sono avvenuti anche in Pakistan. L’agenzia vaticana Fides ha riferito che la chiesa luterana di San Paolo nella città di Mardan, nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa è stata danneggiata da un’esplosione che ha causato due feriti. Entrambi si trovano in ospedale, uno di loro in condizioni piuttosto gravi. Uno dei due era il guardiano della chiesa.
La scia di violenze seguita all’iniziativa di Terry Jones non si è fermata nemmeno se il rogo del Corano da lui minacciato poi non c’è stato. Due predicatori evangelici nel fine settimana hanno dato fuoco a due copie del corano nel Tennessee e ci sarebbero stati anche emuli a New York. Degli episodi, considerati del tutto marginali, avrebbe parlato una Tv satellitare iraniana che in India è poi stata oscurata.