Oltre 17.000 agricoltori e piccoli contadini indiani si sono tolti la vita nel 2009 a causa delle difficoltà finanziarie legate alla loro attività. Si tratta del numero più alto registrato negli ultimi sei anni.
Sulla base di dati dell’Ufficio del Registro nazionale delle statistiche criminali (Ncrb), il giornale precisa che si tratta precisamente di 17.368 casi, ossia 1.172 in più di quelli segnalati nel 2008 (16.196). Il totale dei suicidi dal 1997 è, secondo le cifre disponibili presso il Ncrb, di 216.500. Nella cosiddetta ‘fascia dei suicidi’ costituita dagli Stati indiani di Maharashtra, Karnataka, Andhra Pradesh, Madhya Pradesh e Chhattisgarh, in particolare, si sono registrati, nel 2009, 10,765 casi, ossia il 62% del totale.
In generale i contadini decidono di suicidarsi in India quando non possono più far fronte ai debiti contratti per l’acquisto o il noleggio di terre, di strumenti di lavoro, o per il pagamento di sementi. K. Nagaraj, il più prestigioso economista indiano impegnato nello studio del fenomeno dei suicidi, ha sostenuto che che ”il numero di questi atti estremi continua a crescere anche se la popolazione rurale è in continua diminuzione, e questo conferma che la crisi agraria e’ ancora molto forte”.
