Nonostante l’appello dei leader riformisti, alcune migliaia di manifestanti avrebbero dato vita, a Teheran e in altre località dell’Iran come Shiraz, Tabriz e Mashaad, a tentativi di dimostrazioni in occasione dell’anniversario delle contestate elezioni presidenziali del 12 giugno 2009.
Le forze dell’ordine sarebbero intervenute sparando gas lacrimogeni e operando qualche decina di arresti, in particolare 14 studenti della università Shahid Bahonar a Kerman. Lo riportano diversi messaggi Twitter, dei quali non è possibile verificare le fonti.
Alcuni dei messaggi hanno il link a un video postato su YouTube in cui si vedono alcune centinaia di persone – molte delle quali con il volto coperto da mascherine antismog – che vengono definiti come studenti dell’università di tecnologia industriale di Sharif.
Secondo gli autori, il filmato è stato girato oggi ma non ci sono altri elementi che permettano di verificare tale circostanza. In altri brevissimi video girati da auto in movimento per quelle che sembrano le vie della capitale iraniana e comparsi su blog in farsi si mostrano immagini dei massicci schieramenti di forze dell’ordine.
Altri messaggi Twitter parlano di “colpi d’arma da fuoco” che si sono sentiti a Teheran e di sporadici scontri nei pressi di Enghelab Square tra polizia e un gruppo di manifestanti che vi si è radunato per dirigersi verso Azadi Square.
Le forze di sicurezza si trovavano già in vari punti nevralgici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni dell’opposizione nel primo anniversario della contestata rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad.
Concentramenti di forze anti-sommossa e miliziani islamici Basiji in borghese sono segnalati nelle ultime ore da siti dell’opposizione in particolare sulla Piazza Azadi, Piazza Ferdowsi, Piazza Haft Tir e sul Viale Kargar, dove il 20 giugno del 2009 venne uccisa la manifestante Neda Agha-Soltan, divenuta una dei simboli delle proteste.
I leader dell’opposizione Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi avevano revocato una manifestazione che avevano in un primo momento indetto per le 16.00 (le 13.30 ora italiana), temendo una nuova sanguinosa repressione, dopo le decine di morti nelle proteste dell’anno scorso.
