ROMA – Joanna Palani: combattè Isis (su lei taglia da un mln $), per la Danimarca è fuorilegge. A 21 anni Joanna Palani, di nazionalità danese ma nata in un campo profughi curdo in Iraq, scelse di tornare proprio dove ebbe i suoi drammatici natali per affrontare i tagliagole armati dal Califfo e “per combattere per i diritti delle donne, per la democrazia, per i valori europei che ho imparato da ragazza danese”. La sua partecipazione non è passata inosservata, specie da parte del nemico.
Quando postò la dichiarazione per cui “uccidere i miliziani Isis è più facile che ammazzare i soldati di Bashar Assad”, il mondo fondamentalista la prese come una vergogna da lavare col sangue. Per questo pende su di lei una taglia da un milione di dollari. Tuttavia, la pasionaria anti-Isis secondo le leggi danesi è meritevole di arresto. I peshmerga curdi, fra i più generosi combattenti contro la follia fondamentalista, sono ancora inseriti nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.
Nel settembre del 2015 le autorità danesi avevano imposto a Joanna Palani, 23 anni, un divieto di viaggio di 12 mesi, ma in un’udienza a porte chiuse che si è tenuta la scorsa settimana la donna ha ammesso di essere stata a Doha, in Qatar, il 6 giugno scorso. La 23enne è stata quindi arrestata e rischia una pena fino a due anni di carcere. (Editorpess news)
Ciò che indigna non solo in Danimarca, al di là dei risvolti legali, è la disparità di trattamento tra una volontaria che ha rischiato la vita al fianco della coalizione internazionale anti-Isis e i foreign fighters (la Danimarca è seconda solo al Belgio per numero) di ritorno che sono stati inseriti in un programma di deradicalizzazione e reinserimento nella società.