WASHINGTON – “Mi consegno agli Usa se concedi la grazia a Chelsea Manning”. La proposta rivolta al presidente uscente Barack Obama arriva dal fondatore di Wikileaks Julian Assange, che dall’account Twitter della sua piattaforma fa sapere di essere disposto a farsi estradare negli Usa in cambio della libertà per il suo informatore.
Giovedì era stato un altro grande latitante a rivolgere il medesimo appello, senza però offrire nulla in cambio: Edward Snowden ha chiesto un ultimo atto di clemenza da parte di Obama prima di lasciare il suo incarico il 20 gennaio, nei confronti del soldato Manning, all’anagrafe Bradley, che sta scontando dal 2010 una pena di 35 anni per aver fornito a WikiLeaks informazioni segrete sia militari che diplomatiche.
Manning è accusato di aver trafugato decine di migliaia di documenti riservati, tra cui quelli che dimostravano le “morti collaterali” di civili in un attacco statunitense a Baghdad e di averli consegnati a WikiLeaks. Immediatamente dopo la condanna il militare, analista di intelligence, ha cambiato sesso ed è diventato Chelsea. Attualmente sta scontando la sua pena per spionaggio e tradimento nel carcere militare di Fort Leavenworth, dove ci sono solo i prigionieri maschi, e secondo i media americani ha tentato diverse volte il suicidio in carcere.
Il fondatore di WikiLeaks è invece rifugiato dal 2012 presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Nemico pubblico degli Stati Uniti per le sue rivelazioni, Assange è indagato anche in Svezia per stupro e abusi sessuali. A novembre i procuratori di Stoccolma lo hanno interrogato in ambasciata e Assange ha pubblicato online la deposizione nella quale si dichiara del “tutto innocente” e afferma di essere stato sottoposto a un trattamento “crudele, disumano e degradante”.
Dopo essere entrato a gamba tesa nelle elezioni presidenziali americane pubblicando su WikiLeaks le email di Hillary Clinton, del suo staff e del partito democratico, due giorni fa è di nuovo intervenuto pesantemente nel dibattito pubblico americano definendo l’ultimo rapporto degli 007 Usa che vuole dimostrare l’interferenza della Russia nelle elezioni americane “piuttosto imbarazzante per la reputazione dei servizi di intelligence” di Washington. Assange ha sempre negato di aver ricevuto da fonti russe la documentazione.