La polizia ci perseguita, abbiamo diritto anche noi di lavorare, abbiamo mogli e figli da sfamare, non si può andare avanti così. Per le strade di Malindi, la località turistica keniota più amata dagli italiani, ha sfilato nei giorni scorsi una singolare protesta di spacciatori. Lo rende noto il portale malindikenya.net.
A riunirsi in corteo dal quartiere povero di Maweni, sono stati gli spacciatori di marijuana e le loro famiglie. Un centinaio di persone che ha chiesto a gran voce di poter continuare a lavorare. L’intenzione, come racconta il sito, era quella di marciare lungo le strade della cittadina e ritrovarsi davanti alla stazione di polizia, ma non certo per costituirsi.
Gli spacciatori hanno chiesto che vengano rispettati i loro diritti e che il loro lavoro venga riconosciuto. In fondo se c’è richiesta, significa che c’è bisogno di noi, hanno detto. Il corteo è stato bloccato da un’associazione locale, di ispirazione islamica, che da anni si occupa del recupero dei tossicodipendenti, il Maarufu. Sarà meglio che torniate alle vostre case – è stato intimato loro – e pensate a cambiare mestiere, scegliendo tra quelli legali. Se invece continuate a manifestare, sarà fin troppo facile per la polizia identificarvi tutti.
Circa due settimane fa in una conferenza stampa il prefetto di Malindi, Arthur Mugira, aveva annunciato un giro di vite contro lo spaccio e la microcriminalità a Malindi, che aveva portato all’arresto di numerose persone. Sempre secondo quanto riporta il sito, negli stessi giorni il capo della polizia di Malindi aveva precisato che i dati sulla violenza e la criminalità sono molto confortanti con un calo del 40% nei primi tre mesi del 2010, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.