ROMA – La guerra, improvvisa e durissima come nessuno se l’aspettava, รจ incominciata. L’attacco quasi simultaneo dell’aviazione francese su Bengasi e dei missili Cruise su Tripoli (ma ai civili qualcuno ci ha pensato?) ha dato inizio alla danza macabra nel Mediterraneo. E dopo la guerra che cosa accadrร ? Assodato che รจ cosa buona, giusta ed inevitabile (ancorchรฉ tardiva) deporre Muhammar Gheddafi, non รจ sottovalutabile il vuoto che si aprirร con la fine del regime.
Tale prospettiva non รจ stata minimamente presa in considerazione dal mondo che si sta coalizzando per mettere fine alla piรน che quarantennale dittatura del colonnello. Sicchรฉ preoccupa non poco la piega che prenderanno gli eventi, posto che vittoria militare dei โvolontariโ potrebbe tradursi in una sconfitta politica degli stessi se al regime non dovesse succedere immediatamente unโaltra classe dirigente. Il tiranno, in tal caso, fidando sui mercenari e disponendo di non irrilevanti aree di Paese dove asserragliarsi, certamente cercherร di organizzare la controffensiva, mentre il popolo libico non avrร riferimenti politici a cui guardare.
Eโ difficile, al punto in cui il conflitto si รจ spinto, immaginare che ci possa essere spazio nelle cancellerie occidentali per mettere in piedi una strategia politica che preveda lโassunzione del comando da parte di una classe dirigente che guidi la Libia nel tempo, prevedibilmente lungo, della transizione. Dopo la risoluzione dellโOnu 1973, non cโรจ stato tempo e modo per disegnare un nuovo assetto e la circostanza si rivelerร tanto piรน grave se a Gheddafi non verrร inferto il colpo mortale immediatamente. Evento, questo, piuttosto improbabile potendo contare i โlealistiโ su una forza non indifferente e sulla quasi certa riconquista di Bengasi che vuol dire il controllo dellโintera Cirenaica.
In tal caso la guerra civile diventerebbe endemica con lโaggravante paradosso che nessuno la guiderebbe, ma sarebbero soltanto le potenze straniere a menare le danze senza peraltro poter agire sul campo al fianco di rivoltosi dotati di armi e strutture tali da contrapporsi al regime gheddafiano internazionalmente delegittimato, ma tuttโaltro che domo a meno che qualcuno non si assuma lโonere di condurre truppe terrestri alla caccia del leader beduino e fargli fare la fine di Saddam Hussein.
Insomma, ciรฒ che si profila in Libia รจ un tempo infinito di rappresaglie feroci, di regolamenti di conti tribali, di guerre intestine allโinterno della stessa nomenclatura della Jamahyria. Ma potrebbe pure profilarsi la restaurazione dellโordine di Gheddafi poggiante sulla logica del โmale minoreโ per le popolazioni che vi si sottometteranno pur di scampare a quella che i fedeli del colonnello definiscono โaggressioneโ ad uno Stato sovrano.
Non sarร facile โ sempre che la guerra duri piรน dello tempo ragionevole a mettere in fuga il rais ed i suoi pretoriani, assai ben difesi dai mercenari che stanno accorrendo a Tripoli da molti Paesi africani โ per i volontari occidentali ristabilire un ordine accettabile poichรฉ lโestablishment occidentale non puรฒ contare su unโorganizzazione libica in grado di assumersi la responsabilitร di dichiarare decaduto il tiranno ed assumere la leadership. Una rivolta puรฒ essere alimentata anche dallโesterno, ma una guerra civile โ ed รจ quella che si รจ sviluppata in Libia โ richiede di un centro di comando nel campo della fazione che si contrappone al dittatore riconoscibile se non vuole che il Paese precipiti nel caos.
La necessitร , dunque, da parte dei governi europei che maggiormente si sono assunti lโimpegno di liberare il Pianeta dallโingombro di Gheddafi, di pianificare la trasmissione del potere รจ un imperativo al quale non possono sottrarsi. Con il senno di poi possiamo dire che le potenze occidentali avrebbero dovuto pensarci per tempo invece di flirtare, soprattutto negli ultimi undici anni, con un Signore del petrolio che era giร stato un Signore del terrore ed aveva allungato la sua sinistra ombra, che il solo Ronald Reagan riuscรฌ a comprenderne la portata storica, sui destini di tutto il mondo, e regolarsi di conseguenza.
In particolare le classi dirigenti europee, mentre potevano utilmente agire per destabilizzare il regime facendo crescere il dissenso, hanno al contrario concesso a Gheddafi lโingresso nei tabernacoli della finanza e dellโeconomia europea, sottomettendosi perfino alla sua influenza. Nessuno si รจ chiesto in tanti anni โ mentre cacciava gli italiani vivi e morti dalla Libia, per esempio – che cosa ne facesse della ricchezza del suo popolo quel militare da operetta. Adesso lo sappiamo. E sappiamo anche che la sua disfatta a metร aprirร nel bel mezzo del Mediterraneo una sorta di โspazio afghanoโ o, se si preferisce, un โpantanoโ bellico dal quale sarร ben difficile tirarci fuori i piedi.
Eโ questa una prospettiva inquietante, ma da mettere in preventivo nel momento in cui si lancia lโattacco decisivo, non avendo la benchรฉ minima idea di chi saranno coloro che erediteranno la Libia.
