Dopo 106 giorni di emergenza costante e continua, nel Golfo del Messico e’ stata messa la parola fine all’emergenza marea nera, almeno per quanto riguarda il rischio di nuove fughe di petrolio. Pozzo chiuso. E anche il presidente Obama se ne e’ rallegrato: ”Siamo contenti di constatare che dopo mesi la lunga battaglia nel Golfo del Messico e’ alla fine”, ha detto a Washington salutando ”’la buona notizia” giunta dal Golfo. BP ha infatti ufficialmente comunicato che l’operazione ‘Static Kill’ è perfettamente riuscita, almeno nella sua prima fase, quella considerata piu’ delicata.
Quando nel Golfo del Messico erano le due di notte (le 8 del mattino in Italia) il gigante petrolifero ha reso noto che il pozzo Macondo era chiuso e che era finalmente scongiurato in modo definitivo il rischio di nuove perdite di greggio. Le tonnellate di fango iniettate nel giacimento mediante la procedura ‘static kill’ hanno consentito di abbassare la pressione interna del pozzo fino a portarla sotto il livello di guardia. Cio’ significa che l’operazione funziona: ‘static kill’ ha finalmente ‘ucciso’ le perdite, considerate fino ad oggi un rischio potenziale anche se era dal 15 luglio che sulla bocca del pozzo era stato messo il ‘tappo’.
Quel tappo pero’ non era definitivo. Ora si’. Con il fango iniettato dall’alto, il pozzo e’ stato ‘tappato’ anche dall’interno e BP deve decidere ora solo come procedere con dettagli tecnici, come per esempio quando e quanto cemento iniettare per rendere permanente la chiusura ottenuta col fango. ”Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile”, ha precisato BP. Dal punto di vista ingegneristico, l’operazione si e’ rivelata un successo, una sorta di ”pietra miliare” delle operazioni petrolifere a grandi profondita’. Dal punto di visto politico, invece, la chiusura del pozzo rappresenta per BP una ‘toppa’ e poco piu’. L’opinione pubblica americana, in particolare quella del Golfo, dava per scontato che i tecnici riuscissero a chiudere la falla, prima o poi. Quello che invece non danno affatto per scontato e’ l’impatto che quei cinque milioni di barili di petrolio hanno avuto sulle loro vite. Pescatori che hanno smesso di pescare, albergatori che hanno smesso di avere clienti, spiagge che non hanno avuto piu’ bagnanti.
”Pagheremo fino all’ultimo dollaro”, ha ribadito BP, che a New Orleans da un mese a questa parte si siede sul banco degli imputati in quella apparentemente infinita serie di udienze processuali stabilite per valutare le denunce e risarcire le migliaia e migliaia di persone che hanno subito danni. Ci vorranno ancora mesi – dicono i legali -, mentre forse non basteranno anni – dicono gli scienziati – per riportare l’ecosistema del Golfo agli equilibri precedenti. Ma, dopo 106 giorni, quel pozzo maledetto che ha causato 11 morti e miliardi di danni, ha finalmente un tappo definitivo.