ISLAMABAD – Brucia il Corano, e la folla inferocita lo brucia vivo. L’uomo era stato consegnato venerdì alla polizia da un gruppo di abitanti del villaggio di Seeta, nella provincia del Sindh, con l’accusa di aver dato alle fiamme alcune copie del Corano. Un gruppo di persone ha poi preso d’assalto il commissariato e catturato l’uomo, per poi ucciderlo davanti alla polizia.
“C’erano più di 200 persone contro meno di dieci poliziotti”, ha detto Ghualm Mustafa Tunio, capo della polizia locale. Secondo il quotidiano ‘Sindh Express’ che cita l’imam del villaggio, Usman Memon, la vittima delle violenze era di passaggio nella zona e aveva trascorso la notte in una moschea dove la mattina dopo erano state trovate copie bruciate del libro sacro.
Tale Maulvi Memon, ha trovato all’interno del tempio i resti inceneriti di un esemplare del Corano. “Nella moschea era da solo, e dunque non c’era nessun altro che potesse aver fatto una cosa così terribile“, ha affermato il religioso, che aveva allertato gli altri abitanti.
Una trentina di persone sono state arrestate con l’accusa di omicidio. Ma anche la stazione di polizia e sette agenti sono stati sospesi. La legge locale prevede la pena di morte per blasfemia. Secondo i media, la vittima era “mentalmente instabile”.