DAMASCO – Dopo le pressioni degli Stati Uniti e l’ipotesi di un intervento militare (sostenuto soprattutto da Washington, Londra e Parigi) il regime siriano di Bashar al Assad cede e autorizza gli ispettori Onu a svolgere la loro inchiesta nelle zone vicino a Damasco colpite dall’attacco con armi chimiche. La notizia è stata diffusa dalla televisione di Stato.
“E’ stato raggiunto un accordo oggi a Damasco tra il governo siriano e le Nazioni Unite durante la visita dell’alto rappresentante Onu per il disarmo, Angela Kane, per permettere al team dell’Onu, guidato dal professore Aake Sellstrom, di indagare sulle accuse di uso di armi chimiche nella provincia di Damasco”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri siriano. Questo accordo, aggiunge, “entra in vigore immediatamente”.
USA: “USO DI ARMI CHIMICHE, POCHI DUBBI” – Da Washington fanno sapere che ci sono ”pochi dubbi” sull’uso di armi chimiche da parte del regime siriano contro i civili. Lo riporta l’Associated Press citando un rappresentante americano, secondo il quale la valutazione dell’intelligence americana fornita alla Casa Bianca si basa sul numero riportato delle vittime, i sintomi di chi è stato ucciso e le testimonianze.
”Ci sono pochi dubbi a questo punto sull’uso di armi chimiche da parte del governo siriano contro i civili in questo incidente” afferma il rappresentante dell’amministrazione americana, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. Il riferimento è a quanto avvenuto il 21 agosto. L’intelligence americana, insieme ai partner internazionali, hanno raggiunto questa conclusione sulle base del numero di vittime riportate, i sintomi di chi è stato ucciso o ferito, le testimonianze e altri fatti raccolti.
L’amministrazione Obama boccia il via libera di Damasco agli ispettori Onu: arriva troppo tardi per essere credibile. ”Se il governo siriano non avesse avuto nulla da nascondere e avesse voluto dimostrare al mondo di non aver usato armi chimiche in questo incidente avrebbe potuto cessare immediatamente gli attacchi nell’area e garantire immediato accesso all’Onu cinque giorni fa”, afferma un rappresentante dell’amministrazione Obama, sottolineando che a questo punto la ”decisione del regime di garantire accesso al team dell’Onu arriva troppo tardi per essere credibile, e questo anche perché le prove disponibili sono state significativamente inquinate dai persistenti bombardamenti del regime e altre azioni intenzionali negli ultimi cinque giorni”.
RUSSIA: “USA NON RIPETANO ERRORI DEL PASSATO” – Nettamente contraria ad un intervento militare in Siria resta la Russia, che, attraverso il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, mette in guardia gli Stati Uniti dal non ripetere “gli errori del passato” scatenando una guerra in Siria che avrebbe “conseguenze devastanti” in Medio Oriente. “Tutto ciò non può non ricordarci gli eventi di dieci anni fa quando, prendendo a pretesto informazioni menzognere sulla presenza in Iraq di armi di distruzione di massa, gli Stati Uniti, aggirando l’Onu, si lanciarono in un’avventura di cui tutto il mondo oggi conosce le conseguenze”, ha dichiarato il portavoce della diplomazia russa in un comunicato.
RIBELLI SIRIANI: “ARMI DA PAESI DEL GOLFO” – Intanto l’opposizione siriana annuncia che quattrocento tonnellate di armi sono state inviate in Siria dai Paesi del Golfo attraverso la Turchia per sostenere i ribelli anti-Assad, dopo il presunto attacco con armi chimiche alla periferia di Damasco. Ankara ha smentito. “Venti convogli hanno attraversato la Turchia per distribuire armi ai depositi delle brigate nel nord del paese”, ha riferito un esponente dei ribelli alla Reuters, aggiungendo che quest’ultima spedizione, finanziata dal Golfo, contiene uno dei più grossi carichi di armi dall’inizio della rivolta, due anni fa. Un alto funzionario del Golfo ha confermato, sottolineando che l’invio di armi è aumentato all’indomani dell’attacco chimico nei sobborghi sunniti di Damasco, mercoledì scorso.
GB: “PROVE PROBABILMENTE GIA’ DISTRUTTE” – Secondo il ministro degli esteri britannico, William Hague, le prove dell’utilizzo di armi chimiche in Siria potrebbero essere state già distrutte. ”Dobbiamo essere realistici su quanto la squadra dell’Onu possa ottenere”, ha spiegato Hague. ”Molte delle prove potrebbero già essere state distrutte dai bombardamenti di artiglieria. Altre potrebbero essere state manomesse”, ha aggiunto il ministro degli Esteri britannico avvertendo che le prove del presunto attacco chimico potrebbero risultare compromesse cinque giorni dopo l’attacco. ”Non è escluso che gli ispettori possano trovare qualcosa di utile, ma c’è già una grande quantità di indicazioni che portano tutte verso la stessa direzione”.