(da Ansa) NEW YORK – C’è chi si sente un miracolato, chi spiega che se è ancora vivo è una questione di fortuna, che deve la sua salvezza alla cattiva mira del killer. I sopravvissuti alla strage avvenuta in un quartier generale della marina a Washington raccontano quei lunghissimi minuti di terrore vissuti quando il trentaquattrenne Aaron Alexis ha aperto il fuoco dal quarto piano dell’edificio, sparando sulla gente inerme che in quel momento affollava la caffetteria.
Il comandante Tim Jirus dice di essere vivo per miracolo. Stava aiutando le persone ad evacuare dal Navy Yard, quando un uomo gli si è avvicinato chiedendo se sapeva cosa stesse accadendo. Jirus ha scambiato qualche parola con lui, e un istante dopo ha sentito due spari: ora l’uomo giaceva a terra, colpito mortalmente alla testa. ”Sono stato fortunato, perché lui mi ha coperto – spiega – L’ho visto cadere a terra davanti a me”.
Negli occhi del comandante il terrore: ”Sono sconvolto – ripete – dalla casualità che ha deciso chi doveva vivere e chi morire”. Sotto shock anche il capitano Mark Van Vandroff: “Sono un uomo religioso e ho pregato”, racconta. “Era appena stata convocata una riunione, quando ho sentito un forte rumore e le persone nel corridoio hanno iniziato a urlare che c’era un uomo armato e stava sparando”.
Vandroff ricorda di aver sentito una raffica di proiettili molto vicino alla sala conferenze. “Abbiamo alzato lo sguardo – continua – e c’erano diversi fori nella parte superiore della parete della stanza”. Indescrivibile la paura e il senso di impotenza.
Terrie Durham e Todd Brundidge sono entrambi funzionari nel Building 197 del complesso del Navy Yard: si trovavano in piedi nel corridoio, quando è comparso l’uomo armato che ha iniziato a esplodere colpi a ripetizione. “Potevo vedere il suo volto – racconta Durham – Senza dire una parola, si è guardato intorno e ha fatto fuoco. Siamo stati fortunati che aveva una cattiva mira”.
Brundidge aggiunge che l’assassino sembrava essere vestito di blu, ma non capiva se si trattava di un abbigliamento militare. Come spiega Rick Mason, i dipendenti della Marina diverse volte all’anno effettuano esercitazioni pratiche di evacuazione: “Anche per questo – afferma – nonostante l’emozione, la confusione e la paura la gente sapeva comunque cosa doveva fare per cercare di mettersi in salvo”.