Tra voci di golpe e ancora scontri a Tunisi è scattato il coprifuoco: la capitale non si è salvata dall’ondata di proteste arrivate dal sud-ovest del Paese, è stata teatro di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine e ha anche contato i suoi morti. Un numero imprecisato di vittime è stato segnalato nella capitale, mentre sarebbero cinque i morti a Douz secondo al Jazira, uno o due erano stati segnalati in mattinata a Sfax mentre testimoni hanno parlato di due morti in serata anche a Thala.
E’ l’altra Tunisia, quella che si sentiva povera e abbandonata, che è arrivata fino alla costa della ricchezza e del potere, e non ha bussato alla porta per cortesia. Quasi colto di sorpresa, il governo – ancora stamani aveva tentato di rispondere alla richiesta di cambiamento sostituendo il ministro dell’interno, promettendo il rilascio degli arrestati e annunciando sussidi per i giovani diplomati – ha decretato una misura da guerra civile: nessuno esca dalle 20 alle 5.30, ha ordinato il ministero dell’interno appena occupato dal nuovo ministro Ahmed Friaa, ex ambasciatore a Roma dal 1995 al 1997.
Una misura per ”proteggere i cittadini” dopo ”i disordini, i saccheggi e le violenze contro persone e cose verificatisi in alcuni quartieri della città”. Ma che fa anche pensare a molti che ormai si sia ad un punto di svolta senza ritorno per un regime, quello del presidente Ben Ali, che è riuscito a garantire per 23 anni, anche all’Occidente, sicurezza e stabilità interna. I segnali che qualcosa stia veramente cambiando all’interno del regime non sembrano del resto mancare: dall’Egitto è giunta notizia che si susseguono su Internet voci di un possibile golpe militare in Tunisia in seguito al rifiuto dell’esercito di usare il pugno di ferro sui manifestanti.
A riferirlo il sito del quotidiano egiziano El Wafd, secondo cui la moglie di Ben Ali sarebbe fuggita negli Emirati Arabi con le figlie. E sebbene non vi siano conferme ufficiali, proprio per essere stato troppo ‘morbido’ è stato sostituito il capo di stato maggiore dell’esercito, Rashid Ammar.
La giornata odierna comunque, proprio mentre il primo ministro Mohammed Ghannouchi teneva una conferenza stampa , non era iniziata bene. A Sfax (dove vi sarebbero stati due morti e vari feriti), era stato indetto uno sciopero generale dai sindacati dell’Unione generale dei lavoratori (Ugtt), domani ve ne sarà uno a Sousse e venerdì, data critica perché giornata di preghiera, anche a Tunisi.
Mercoledì a partire dal tardo pomeriggio, incidenti si sono registrati anche ad Hammamet e a Nabeul, due delle località turistiche più note sul golfo di Hamammet. Ma le prime manifestazioni avevano già raggiunto nella notte alcuni quartieri periferici della capitale, anche qui con il consueto bilancio di devastazioni e vittime – altre ve ne sarebbero state nel Paese, anche a Douz e e Thala. Ma le cifre anche in questo fine giornata rimangono imprecisate.
A nulla era dunque servito, dopo che gli studenti erano stati i primi a scendere in piazza nella capitale, chiudere scuole e università: un atto che di fatto sanciva che ormai la protesta non era più periferica, ma nazionale. E così stamani Tunisi si è trovata blindata: polizia ed esercito presidiavano i punti sensibili, agenti in tenuta antisommossa scattavano in improvvise cariche, lanciando lacrimogeni che rendevano l’aria irrespirabile. E tutto questo anche in pieno centro, tra viale Burghiba, la piazza del teatro comunale, il porto e la medina.
E’ stato proprio in questa zona che una troupe del tg3 è rimasta coinvolta negli scontri. Mentre si trovavano in Piazza della Porta di Francia invasa dai manifestanti, la giornalista Maria Cuffaro e Claudio Onorati hanno fatto appena in tempo a vedere la polizia che ‘caricava’, poi la violenza ha raggiunto anche loro.
Ad aver la peggio è stato l’operatore, colpito in testa da un manganello e derubato della telecamera, poi restituita. Un brutto taglio, ma per fortuna senza gravi conseguenze. L’ambasciatore Piero Benassi ha chiesto alle autorità tunisine per la stampa italiana ”garanzie di lavoro e assistenza dove necessario”. “Fatti del genere non devono accadere più”, ha detto il ministro Frattini. Intanto alcune aziende italiane hanno preferito sospendere l’attivita: la prima a farlo è stata la Benetton nel suo stabilimento di Kasserine, poi hanno chiuso i cantieri la Tecnis, la Todini e l’Astaldi (associata con la tunisina Somatra) che costruiscono alcuni lotti dell’autostrada Sfax-Gabes. E intanto si è appreso che anche il leader del Partito dei lavoratori comunisti tunisini (Pcot, fuorilegge), Hami Hammami, è stato arrestato stamani vicino a Tunisi, prelevato con la forza nella sua abitazione dalla polizia politica.