NEW ORLEANS – Si rifiuta di applaudire durante la partita di basket il suo violentatore. E il tribunale la condanna a pagare 45mila dollari. Una cheerleader di un liceo in Texas si è rifiutata di cantare il nome di un giocatore di basket, lo stesso atleta che l’aveva violentata quattro mesi prima. Per questo è stata cacciata dalla squadra delle ragazze pon pon, ha fatto ricorso ma la Corte d’Appello di New Orleans non lo ha accolto, condannandola a una multa salata.
La corte d’appello federale aveva stabilito a settembre che la cheerleader era portavoce della scuola, e quindi non aveva alcun diritto di rimanere in silenzio. La ragazza, S.A., aveva 16 anni quando denunciò uno stupro durante una festa nella sua città. Era l’ottobre 2008. La ragazza identificò l’aggressore in Rakheem Bolton, una star della squadra di football della scuola. Bolton venne quindi dichiarato colpevole nel settembre 2010. Nel corso di una partita di basket nel febbraio 2009 a Huntsville, la ragazza pon pon incitava il pubblico a portare applausi per la squadra, che comprendeva Bolton. Ma quando Bolton è andato alla linea per un tiro libero, è rimasta in silenzio.
Il sovrintendente del distretto, la sua assistente e il preside della scuola le hanno detto che doveva tifare per Bolton o andare a casa. Lei si è rifiutata ed è stata cacciata. E allora, insieme a genitori, ha citato in giudizio i funzionari scolastici e il quartiere. La corte d’appello di New Orleans però si è pronunciata contro di lei, sostenendo che una cheerleader agisce come un “portavoce” per la scuola. I tribunali federali hanno ordinato alla famiglia di rimborsare con 45mila dollari le spese di difesa.