”C’era il pericolo che mi attaccassero o mi uccidessero. Cosi’ mi hanno trasferito all’unità di isolamento chiamata eufemisticamente ”Unità di sorveglianza e separazione”, dove sono inviati i detenuti piu’ vivaci. Li’ ogni detenuto e’ isolato. C’erano pedofili impazziti che urlavano per tutta la notte i loro delitti. Si sentivano delle urla per tutta la notte”. E’ quanto racconta della propria esperienza in carcere il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, in una intervista a El Pais pubblicata da Repubblica.
Sulle accuse di stupro mosse contro di lui da due donne svedesi, Assange osserva che si tratta dell’ ”ultimo episodio della campagna diffamatoria” che sta ”subendo”. Alla domanda su chi vi sia dietro questa campagna, il fondatore di Wikileaks replica: ”Non voglio dire che ci sia una catena di ordini da Hillary Clinton fino a un giornalista che lavora al Guardina: le cose non funzionano così nel mondo reale. Ma il grande potere crea un ambiente nel quale gli individui percepiscono ciò che vuole il potere e se ne nutrono. Ache senza istruzioni dirette, ogni individuo percepisce in quale modo agire per massimizzare i suoi interessi”.