
SANTIAGO DEL CILE, – Si chiamava Wladimir Sepulveda Arce, era cileno, aveva appena 21 anni ed è morto questo fine settimana dopo essere rimasto per sei mesi in coma, a seguito di un’aggressione da parte di altri ragazzi definita “omofoba” dagli investigatori.
“Questa nuova morte mette a nudo quanto dobbiamo ancora avanzare come società”, ha sottolineato in una nota il portavoce della presidenza, Alvaro Elizalde, affermano i media, ricordando il caso di un’altra morte che ha avuto grande ripercussione nel paese, quello del giovane gay Daniel Zamudio, ucciso nel 2012, caso che ha a sua volta portato all’approvazione di una normativa anti-discriminazione.
Arce era stato aggredito da un gruppo di almeno quattro ragazzi nell’ottobre scorso in un quartiere a Santiago. Dopo l’attacco, era stato ricoverato in una clinica, dove è rimasto in coma fino alla morte, questo fine settimana.
Secondo il procuratore incaricato, Jorge Mena, si tratta di un caso di omofobia, fatto per il quale – ha detto alla stampa – cercherá di far rientrare il processo nell’ambito della “legge Zamudio”, che prevede condanne più pesanti per i delitti dovuti a ragioni razziali, di religione o di discriminazione sessuale.