
ROMA – Un elenco con sette motivi forse spingerà i consumatori a non mangiare salmone da allevamento. A lanciare l’allarme è l’associazione Slow Food che in un articolo spiega come “non costituisca una buona alternativa, né per noi, né per ambiente ed ecosistemi“. Già in passato l’argomento era stato trattato, a partire dallo scienziato americano David O. Carpenter fino alla dottoressa norvegese, Anne-Lise Bjorke Monsen, entrambe schierate contro gli allevamenti di salmoni.
- 1- La mancata pulizia dei reflui negli allevamenti di salmone. Essi non vengono comunemente risciacquati, lasciando i salmoni vivere insieme a tonnellate di escrementi e rifiuti depositati nel fondale.
- 2- Il colore. I salmoni di allevamento non hanno lo stesso colore dei salmoni selvaggi. A renderli tali sono i produttori che incidono nella loro alimentazione aggiungendo del colorante rosa.
- 3- Dall’aprile del 2013 l’Unione Europea ha dato alla Norvegia il consenso per l’aumento di Endosulfunano, un insetticida tossico, all’interno del cibo per i salmoni.
- 4- Il mangime. Esso contiene derivati di animali, spesso dai maiali. In questo modo può davvero ricevere la certificazione Kosher?
- 5- Ambiente. Le reti per la cattura dei salmoni e la delimitazione degli allevamenti interessano spesso foche, uccelli e leoni marini che rimangono intrappolati, mettendo a rischio la vita.
- 6- Rischio estinzione. L’aumento del numero di salmoni da allevamento porta alla conseguente diminuizione dei salmoni selvatici. Inoltre le reti per la cattura dei salmoni e la delimitazione degli allevamenti interessano spesso foche, uccelli e leoni marini che rimangono intrappolati, mettendo a rischio la vita.
- 7- L’ultimo motivo arriva dai medici norvegesi che invitano le mamme a non somministrare salmone da allevamento ai propri bimbi. Il motivo è l’alto livello di tossine contenute al loro interno potrebbero provocare danni allo sviluppo del cervello nei bambini.
