CATANZARO – E' l'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza quella dove maggiore e' stato il danno erariale accertato dalla guardia di finanza di Catanzaro nell'ambito delle indagini concluse con la segnalazione alla Corte dei conti di 30 tra direttori generali e commissari delle aziende sanitarie calabresi. Nel periodo preso in esame, dal 2007 al 2010, infatti, il danno calcolato e' stato di 8.578.200 euro a fronte dei 20 milioni complessivi.
A fornire i particolari dell'operazione sono stati il procuratore regionale della Corte dei conti, Cristina Astraldi De Zorzi, dal comandante provinciale della guardia di finanza Salvatore Tatta, da quello del nucleo di polizia tributaria Fabio Canziani e da quello del gruppo tutela spesa pubblica Fabio Bianco.
Il danno erariale, hanno spiegato gli investigatori, e' stato provocato dall'applicazione di tariffari, diversi da azienda ad azienda, con importi superiori a quanto previsto dalla legge per i rimborsi ai laboratori di cliniche private, dal pagamento di prestazioni eccedenti il limite massimo fissato dai singoli contratti e dalla mancata percezione, da parte delle Aziende sanitarie, dei ticket pagati dagli utenti ai laboratori.
Il danno registrato nell'Azienda sanitaria di Cosenza e' maturato in gran parte, 5,7 milioni, nel 2008. L'Azienda risultata piu' virtuosa e' stata quella di Catanzaro, che nel periodo preso in esame ha fatto registrare un danno di 260 mila euro. Per quanto riguarda l'Asp di Reggio Calabria, nel 2007 il danno (3,5 mln nel complesso) e' stato pari a zero ma solo perche', e' stato spiegato, gli amministratori non sono stati in grado di fornire la documentazione relativa a quell'anno. Nell'Asp di Crotone e' stato segnalato un danno di 4,4 milioni mentre in quella di Vibo di 2,1 milioni.
L'indagine della guardia di finanza, e' stato riferito, non ha un riflesso penale.