ROMA – Un magistrato napoletano piccolo piccolo. Un borghese che aspira a far carriera politica e che, secondo la ricostruzione di chi lo accusa, usa il ricatto, una sorta di strategia del “terrore informativo”, le notizie coperte dal segreto investigativo per ottenere favori in cambio: Rolex, Jaguar, appartamenti, soggiorni in alberghi di lusso come il De Russie di Roma e il Principe di Savoia a Milano. Amante delle belle donne, possibilmente dell’est. E’ questo il ritratto di Alfonso Papa che esce dalla carte dell’inchiesta napoletana sulla P4. Più che Bisignani, già uomo della P2, è Papa il novello Licio Gelli. Anche se, limitandosi alle carte napoletane che si conoscono, questa P4 che nel tempo ha preso il posto della P2 di Gelli e della P3 di Lombardi fa rimpiangere, si fa per dire naturalmente, lo spessore programmatico e anche i protagonisti di quella stagione tragica degli anni 70-80. Un Licio Gelli decisamente meno complesso e sofisticato, un po’ più rozzo quindi, anche se seduto in Parlamento: Papa è deputato Pdl.
A mettere il parlamentare della maggioranza Alfonso Papa al centro della nuova loggia, che si può anche chiamare associazione a delinquere usando una terminologia più corretta, è lo stesso Bisignani. Proprio l’ex piduista, pur di non essere arrestato, ha cercato in questi mesi di convincere i pm napoletani della sua volontà di collaborare alle indagini. Come quando ha rivelato: “Effettivamente ho sicuramente segnalato il Mazzei (Roberto, ndr) al professor Tremonti, per la nomina a Presidente del Poligrafico dello Stato”. O come quando ha ammesso candidamente: “Mi chiedete se io informassi Letta delle notizie e delle informazioni riservate di matrice giudiziaria comunicatemi da Papa. A tal riguardo vi dico che sicuramente parlavo e informavo il dottor Letta delle informazioni comunicatemi e partecipatemi dal Papa”. E del deputato Pdl ex magistrato Luigi Bisignani racconta: “Strinsi rapporti con lui quando ebbi alcuni problemi giudiziari con la Procura di Nola riferiti alla dottoressa Tucci, cui io ero legato… Addirittura a un certo punto il Papa mi diede la notizia che la Tucci sarebbe stata arrestata a breve (cosa che non avvenne, ma solo perché il giudice respinse la richiesta avanzata dai pubblici ministeri), in cambio mi chiese di appoggiare la sua candidatura alle elezioni del 2008 ed io effettivamente ne parlai con Verdini (Denis) che compilò le liste. Vi posso dire che il Papa sicuramente fu appoggiato da Pera e da Castelli”. “Papa ha proposto – continua Bisignani – per il mio tramite e per tramite di Galbusera (imprenditore amico di Bisignani, ndr), di interessarsi e intercedere assumendo notizie e informazioni anche sulle vicende giudiziarie riguardanti il dottor Borgogni di Finmeccanica, ultimamente interessato da problemi giudiziari. Si propose anche quando il Verdini fu coinvolto nella nota vicenda giudiziaria agli onori della cronaca (la cosiddetta P3, ndr). Mi consta che il Papa era molto amico dell’allora procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, e del figlio Camillo… Verdini medesimo cominciò a stringere i suoi rapporti con il Papa che fino a quel momento aveva calcolato poco, da quando il Papa stesso cominciò a proporre il suo interessamento e la sua possibilità di intervento sulle vicende giudiziarie che lo riguardavano… Sicuramente Papa aveva notizie riservate anche sull’indagine P3”.
A tracciare il profilo del nuovo Licio Gelli oltre alle testimonianze di Bisignani ci sono, secondo le carte dell’inchiesta, i racconti fatti dalle donne che hanno incontrato Papa, confermando come attraverso la sua “rete” fosse in grado di condizionare-ricattare imprenditori e uomini delle istituzioni. Le amanti di Papa erano le utilizzatrici finali di molti dei regali che il deputato pidiellino otteneva con il suo lavoro di intelligence/ricatto: le ricompensava con una casa, una Jaguar a disposizione, Rolex e altri gioielli. Ma le preferite ottenevano un impiego o una consulenza negli enti pubblici. E sono due donne a raccontare come fosse stato Luigi Bisignani a “far entrare Papa in Parlamento”, circostanza confermata dallo stesso Bisignani. Anche Gianni Letta, sentito come testimone il 23 febbraio, conferma il proprio interessamento: “Ho conosciuto l’onorevole Papa quando era al ministero della Giustizia, dove è rimasto sia con Castelli che con Mastella. Ricordo che un giorno Papa mi disse che aveva aspirazioni politiche. In seguito di Papa e delle sue aspirazioni politiche mi parlò anche Bisignani. Io rappresentai tale aspirazione del Papa a Berlusconi che mi disse che aveva ricevuto molte altre sollecitazioni riferite sempre al Papa. Dopo l’elezione mi chiese di fare il sottosegretario ma non è mai stato accontentato”.
Sui rapporti di Papa con politici e dirigenti di azienda molti dettagli li aggiunge Maria Elena Valanzano, che è stata la assistente parlamentare dal momento dell’elezione e poi ha avuto rapporti anche con Bisignani: “Preciso che già nell’estate 2010 volevo andar via da Papa… Lui mi presentò Francesco Borgomeo dell’Irses e Rino Metrangolo di Finmeccanica e precisamente di Selex. Ho fatto colloqui e ho stipulato contratti di consulenza con Irses e con Selex per 1.500 euro al mese ciascuno. Attualmente sono nello staff del presidente Caldoro… Credo che il referente politico (di Papa ndr) sia stato Letta; certamente conosceva bene Previti, inoltre mi diceva che era stato vicino a Pera”. E sono sempre le donne a raccontare quanto Papa si spendesse per loro. Dichiara Valanzano: “Papa aveva anche la disponibilità di una villa all’Olgiata dove praticamente viveva con tale “Luda” ragazza dell’est con cui aveva rapporti da anni e che poi, tramite Bisignani, ha fatto assumere all’Eni”. Luda conferma e aggiunge: “Sono stata ospite di Papa all’hotel De Russie e all’hotel Mareblu di Ischia Ponte. A Milano per la Scala ho alloggiato al Principe di Savoia e in crociera sulla Regent. Mi ha regalato un Rolex”. Orologi e gioielli anche per Maria Roberta Darsena che ai magistrati racconta: “Per il mio compleanno del 2010 papa mi ha regalato la sua Jaguar, abbiamo fatto il passaggio di proprietà e la macchina era intestata a me. Dopo qualche mese gli dissi che aveva costi troppo elevati e l’avrei data in conto vendita al concessionario Bardelli. Dopo qualche mese con sorpresa ho appreso che Papa aveva mandato qualcuno a ritirare la macchina… Lo chiamai e mi spiegò che aveva falsificato la mia firma reintestandosi la macchina e mi mandò anche il fax del Pra da cui risultava”.
E se le donne che hanno conosciuto e frequentato Papa raccontano, gli uomini, imprenditori e uomini d’affari, confermano il ritratto. Alcuni dettagli li aggiunge Luigi Matacena, imprenditore che fornisce mezzi nel settore della Protezione Civile: “Papa mi disse che era a disposizione per il mio lavoro e per aiutarmi… mi propose di farmi ottenere delle commesse in particolare con altre pubbliche amministrazioni… devo dire che ho sempre tenuto a distanza Papa che mi ha sempre fatto un po’ paura… È capitato in due occasioni che Papa mi chiamasse, circa un anno fa, chiedendomi di pagare il conto all’Hotel De Russie di Roma per una sua amica che aveva il nome sovietico, ricordo di aver pagato 2.000 euro per volta. Ho messo a disposizione del Papa e della sua amica una macchina che ho sempre a Roma”. L’immobiliarista Vittorio Casale, arrestato a Milano, ammette di aver pagato “una casa in via Giulia, perché fu Papa a pretenderla e preciso che la pretese al centro di Roma. Cominciò a “farsi sotto” dopo che furono pubblicate le intercettazioni tra me e Consorte inerenti la vicenda Unipol/Bnl… mi disse che ero fortemente attenzionato dalla Procura di Milano… mi disse che poteva “darmi una mano”…fece riferimento a miei presunti rapporti con D’Alema riferiti alla scalata Unipol/Bnl che invece non vedevo da vent’anni”. Quale fosse il sistema utilizzato da Papa per ottenere favori e soldi lo racconta ai magistrati l’imprenditore Alfonso Gallo, che costruisce centrali elettriche per conto di Ansaldo Energia. A lui Papa avrebbe raccontato di avere “rapporti con ambienti della Guardia di Finanza… oltre a Pollari mi ha parlato del fatto che conosceva o vedeva il generale Poletti, il generale Adinolfi. Io non ho mai visto Papa con costoro, tranne che con Poletti…”. Aggiunge Gallo: “Ho familiarizzato con Alfonso Papa nel settembre 2006… Più volte mi è “venuto sotto” e cioè mi ha avvicinato dicendomi che sarei stato coinvolto in varie inchieste giudiziarie e che addirittura vi sarebbero stati provvedimenti cautelari nei miei confronti. In questa ottica Papa mi proponeva di offrirmi protezione e di acquisire notizie al riguardo e nel corso del tempo mi ha fatto richieste e ho sentito che anche altri imprenditori hanno ricevuto richieste simili…”.
Un incrocio tra la P2 e il bunga bunga quello incarnato dal deputato Alfonso Papa, quando si dice “al peggio non c’è mai fine”.