ROMA – Banche, Bot, Btp, Borsa: spira vento greco sull’Italia e soffia da Palazzo Chigi. Il governo, il capo del governo, il maggior partito di governo, il partito alleato che conta di più, la maggioranza dei ministri e dei parlamentari soni primi insofferenti alla manovra per il pareggio di bilancio e la riduzione del deficit. Lo fanno sapere in tutti i modi, con semplici interviste, sia pure a raffica e con dichiarazioni programmatiche, a partire da quella di Silvio Berlusconi: “Cambieremo la manovra in aula”. Si accoda Maroni, annuisce Bossi, plaude il Pdl, concorda la Lega. Fanno sapere al mondo che hanno una gran voglia e bisogno di cambiare quello che hanno appena sottoscritto perché “non vogliono perdere voti”. E Tremonti? Si pieghi, si adegui, oppure molli e passi la mano: glielo ha fatto sapere il premier in persona nella “colazione di lavoro” allestita e pubblicizzata alla bisogna. Dovendo scegliere tra l’affidabilità finanziaria e il consenso, chi governa il paese al bivio sceglie: il consenso.
Chi in Italia e sull’Italia ci mette i soldi prende atto e si regola di conseguenza. Se il governo italiano non “regge” la manovra, se l’obiettivo di governo è ammorbirla, allora il deficit non sarà azzerato e il debito non sarà fermato. Quindi mettere soldi in Italia, comprare il debito italiano diventa più rischioso. Quanto? Due volte e mezzo il rischio di comprare debito tedesco, era questo il fixing a metà pomeriggio dell’otto luglio. Una settimana fa, appena una settimana, il rischio era inferiore a due rispetto a quello tedesco. Per vendere titoli di Stato sui mercati l’Italia deve pagare interessi che crescono ogni giorno. E crollano in Borsa le banche italiane. Perché hanno in portafoglio molti titoli di Stato italiani che ogni giorno valgono di meno e perché devono quindi “ricapitalizzare”, trovare sul mercato miliardi per risultare stabili agli imminenti stress-test. Non è l’uragano greco, ma è lo stesso tipo di vento. Non più un refolo come quello che lentamente spirava sull’Italia prima della manovra. E’ già vento, dopo che la manovra è stata annunciata e quindi mollata o quasi dallo stesso governo in pochi giorni.
A furia di raccontarlo alla gente, a Palazzo Chigi e nel Consiglio dei ministri e al Pdl e alla Lega e in Parlamento se ne dovevano essere convinti anche loro in una sorta di auto-ipnosi: la manovra si poteva fare “gratis” dal punto di vista del consenso. L’auto-ipnosi, difficile spiegare altrimenti, aveva convinto tutti o quasi che quaranta/cinquanta miliardi spuntavano dal terreno come succosi e incolti pomodori. Con sgomento hanno scoperto che l’acqua calda era per loro elettoralmente bollente: quaranta/cinquanta miliardi si fanno tassando e asciugando il portafoglio di spesa del denaro pubblico che concima il consenso. Hanno preso paura, ora pigiano sul freno e hanno già le mani sulla marcia indietro. Anche qui soffio di vento greco: in fondo fu un governo, quello di Atene, che truccò i conti pubblici per restare al potere. Non ancora uragano ma neanche più un refolo. Qualcuno al governo è già arrivato al punto di esser disposto a fare una sorta di patto con il diavolo: ben vengano i guai giudiziari di Marco Milanese, deputato Pdl sì ma soprattutto consigliere di Tremonti. Così Tremonti si ammorbidisce come un biscotto. Cambiare la norma sulle pensioni, come vuole la Lega e vogliono i sindacati, non è bastato posticipare ai prossimi decenni la pensione a 65 anni alle donne. Ci vuole di più, anzi di meno. Cambiare la stretta sulle spese dei Comuni, Regioni e Province, come vuole la Lega, il Pdl e anche sindaci, presidenti e governatori dell’opposizione. Limare i tagli alla spesa ministeriale, ci vuole di più, anzi di meno. E cambiare almeno un po’ quella “patrimoniale sul risparmio”, quelle nuove tasse sui depositi in titoli. Fermarsi perché non è nella natura di questo governo e di questa maggioranza governare senza deficit e debito. Un governo di destra l’avrebbe fatto, ma questa non è la destra italiana, questa è una destra dei sondaggi e della spesa.
Quindi il vento greco ha cominciato a spirare sull’Italia, la manovra “sarà cambiata in aula”. Chi ha legato i suoi soldi all’Italia ha orecchie per sentire e carta e penna per farsi i conti: dell’Italia ci si può fidare di meno. Vento greco che aumenterà di intensità durante l’estate e ingrosserà durante tutto l’anno o due che resta alla legislatura Berlusconi. Le prime raffiche del vento greco soffiano anche sull’altra generale auto-ipnosi italiana: quella per cui il lungo tramonto di Berlusconi premier possa essere tranquillo e gratuito. D’altra parte un paese che fermamente crede di poter continuare a produrre ricchezza senza produrla, un paese dove tutto è diritto acquisito e intoccabile, un paese intero che promette manovre in cui non crede, perché mai non doveva illudersi che sia Berlusconi che la manovra potessero essere gratis?