ROMA – La Bce apre l’operazione-trasparenza sulle banche dell’Eurozona: da qui a novembre passerà al setaccio rischi, prestiti, solidità patrimoniale. Il presidente Mario Draghi avverte: ”Se una banca dovrà essere bocciata lo sarà, non si discute”.
Gli istituti italiani e spagnoli reagiscono con una forte correzione in borsa: le banche del Paese – assicura il governatore di Bankitalia Ignazio Visco – non verranno penalizzate, ma vi saranno ”azioni da prendere”. Da qui al prossimo ottobre, prima di diventare il principale ‘vigilante’ delle 130 maggiori banche europee, la Bce lavorerà per far emergere, e correggere, i rischi, i possibili ‘buchi’ di bilancio e le insufficienze di capitale.
Per non ritrovarsi a sorpresa scomode eredità del passato, e riportare fiducia in un sistema bancario danneggiato da una vigilanza nazionale spesso opaca, che ha contribuito a rendere un prestito in Italia o in Spagna talvolta proibitivo rispetto alla Germania. Draghi, che si gioca la reputazione della Bce come nuovo pilastro della vigilanza europeo, promette un ”cambio di marcia”: le banche – dice a Bloomberg Tv – ”se devono essere bocciate lo saranno, non si discute”.
Incassata dalla Commissione Ue una certa flessibilità nei confronti dei salvataggi a spese del contribuente che si renderanno necessari, Draghi si dice sicuro che, per le banche che non riceveranno luce verde dalla Bce, ci sarà la garanzia a ricapitalizzare da parte dei rispettivi Stati: ”c’è un impegno esplicito”. Ma questo ”non significa che debbano essere utilizzati”. L’operazione, che impegnerà Bce e banche centrali nazionali per i prossimi 12 mesi, fissa criteri omogenei per valutare lo stato di salute degli istituti dell’Eurozona e ruota attorno a due criteri. I crediti non rimborsati da oltre 90 giorni sono da considerare deteriorati (non-performing), un elemento che di fatto si avvicina ai criteri già adottati dall’Italia. Inoltre, la soglia minima fissata per il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1) è fissata all’8%. Una soglia in apparenza raggiunta dalla maggior parte delle 15 banche italiane che ricadranno nella vigilanza Bce. Un ”livello giusto”, commenta Visco sottolineando che comunque ”ci sono azioni da prendere soprattutto da parte delle banche per rendere il sistema più equilibrato e in grado di rispondere”.
”L’Italia non ha nulla da temere”, dice il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Ignazio Angeloni, l’italiano responsabile della divisione Stabilità finanziaria della Bce che a Francoforte ha presentato le operazioni, parla di un ”cuscinetto di capitale raggiungibile, ma sicuro” abbastanza da garantire solidità patrimoniale delle banche. Di fatto, le borse di Milano (-2,38%) e Madrid (-1,8%) hanno reagito con un tonfo ai dettagli rilasciati dalla Bce. Con Montepaschi sospesa per eccesso di ribasso che finisce a -6,5%, Bpm a -5,3%, Intesa a -2,6%, Unicredit a -3,3%, Bbva a -3,7%. Sulla carta, dei 15 istituti italiani vigilati dalla Bce sono sotto l’8% solo Carige, Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese e Veneto Banca (si salverebbero per un soffio Popolare Milano e Popolare Vicenza). Ma da qui agli stress test la pressione della vigilanza potrebbe far venire alla luce necessità di ulteriore capitale in altri istituti. Secondo uno studio di Mediobanca, ‘setaccio’ della Bce pone fattori di rischio nella bassa capitalizzazione (Banco Popolare, Bper, Popolare Milano, CreVal e le spagnole Bankia, Sabadell, Santander).
Montepaschi rischierebbe di dover riconoscere maggiori crediti deteriorati, assieme al Banco popolare e a Ubi (oltre a diverse spagnole). L’alta esposizione ai titoli di Stato – scrive Mediobanca – è un fattore di rischio per Mps, Banco popolare, Ubi, Intesa SanPaolo e le spagnole Bbva, Banco Popular, Bankia, Bankinter, Santander. E c’è un ultimo fattore che rischia di pesare, l’alta dipendenza dai maxi-prestiti Bce per la liquidità, che mette un punto interrogativo su Ubi, Bper, Bpm, Montepaschi, CreVal e diverse spagnole.